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In casa del sindaco 189

e capace di tutto qualche vecchio consigliere pien di reumi, che aveva l’aspetto di non aver mai tradito la moglie nemmeno con l’immaginazione. Questo ella non disse, ma lo dimostrò con la più tranquilla disinvoltura quella sera stessa. Quando stavano per uscire, disse piano alla maestrina, in aria di protezione, che l’avrebbe accompagnata a casa, e uscendo sulla piazza oscura la mise tra sè e suo marito, pigliandola a braccetto. Il maestro s’accompagnò a loro, per vedere. Quando furono davanti all’uscio la signora strinse la mano alla ragazza, e le disse: — Ora vada su in fretta e mi faccia il solito segno. — Quella salì la scala di corsa, e dopo un minuto comparve dietro ai vetri della finestra illuminata, facendo un cenno di rassicurazione, come per dire: — Non c’è nessuno. — Poi le imposte si chiusero e la signora soffocò una risatina nel manicotto.


Alla seconda serata, il Ratti seppe dalla signora stessa la storia della maestra Bargazzi. Il sindaco e il delegato erano in pensieri appunto per una lettera di lei, scritta da Torino, nella quale essa preannunziava il suo arrivo, minacciando tuoni e saette se non le fosse stato restituito il suo posto. Questa Bargazzi, figliuola d’un falegname, una figura d’ostessa muscolosa, era stata maestra dieci anni a Bossolano non mostrando altro difetto che un carattere un po’ irascibile e una gelosia acre di tutte le sue colleghe giovani: senza mai far scandali, però. Ma quand’era arrivata all’età critica, pareva che le fosse entrato il diavolo in corpo: aveva cominciato a lacerar reputazioni, ad attaccar brighe, a far nascere pettegolezzi e imbrogli tali tra autorità, insegnanti, parenti di alunni e quanti conosceva, che una sera, provocati da un’ultima villania usata da lei alla madre d’una bimba, che per poco non era svenuta nella scuola, s’eran raccolti trecento bossolanesi con chiavi, scatole da petrolio e padelle, e le avevan fatta sotto le finestre una così formidabile serenata, da forzarla a scappar dal paese. Riammetterla alla scuola sarebbe stata una pazzia; ma siccome, pel suo contratto col municipio, aveva ancora diritto a due anni, forte di questo, essa era andata a Torino per far valere le sue ragioni. Il provveditore, prese notizie