lega. Una ragazza simpatica, non è vero? benchè fosse un po’ troppo minutina. Ed era anche un’ottima maestra: aveva una pazienza e un amore per le sue bambine, che non si poteva dire di più. — Solamente — soggiunse — bisognerebbe che qualche persona di sua confidenza l’avvertisse di correggersi d’un difetto.... Non è un difetto, se si vuole; starei anzi per dire che è una virtù; ma di quelle virtù che quando sono spinte all’eccesso, lei m’intende, possono dar materia.... allo scherzo. E ne sarei tanto dispiacente! — La cosa era questa. La ragazza, timida per natura, e stata educata da due zie nubili, tutte di chiesa e ignoranti del mondo, a furia di legger nei giornali e di sentir dire in famiglia dei tanti casi deplorevoli che seguono alle maestrine sole nei villaggi, s’era fatta un’idea talmente fantastica dei pericoli, ch’era venuta a Bossolano, sua prima stazione rurale, con lo stesso animo con cui una monachella sarebbe entrata in un accampamento di soldati del Gran Turco. Si barricava in casa, non usciva mai sola dopo il tramonto, vedeva in ogni uomo che le si avvicinasse un don Giovanni di professione, non s’arrischiava a fare una passeggiata in campagna, come se dietro a ogni gruppo d’alberi fosse appostato un rapitore, col bavaglio pronto, e una carrozza dietro. Basti dire che la sera stessa del suo arrivo aveva chiuso l’uscio in faccia al fabbro ferraio mandatogli dal sindaco per fare una riparazione nel suo quartierino, dicendogli per il buco della serratura che tornasse il domani di pieno giorno, quando c’era la sua persona di servizio. E Dio ne guardi che un uomo le facesse un complimento a quattr’occhi, anche con tutto il rispetto! S’inquietava come a una minaccia di violenza. Non aveva perfin domandato consiglio a lei se dovesse denunziare al pretore d’aver visto una sera tre giovani fermi a guardar la sua casa, come se pigliassero delle misure per dare una scalata notturna? Il maestro rise, come d’una celia. Ma la signora gli accertò ch’era vero. Non gli disse, peraltro, che invece di levare alla ragazza quelle paure ridicole, gliele fomentava essa medesima, per pigliarsi gioco di lei, senza che se n’avvedesse, consigliandola a guardarsi dall’uno e dall’altro, a cui attribuiva delle tristi intenzioni, e dipingendole persino come un libertino focoso