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Nuovi entusiasmi 163

il racconto ch’ei faceva di quei fatti eroici, aiutato da quelle immagini piene di vita e di forza, produceva un grande effetto nell’animo dei ragazzi; i quali dopo la lezione ne parlavano, ripetevano i nomi, s’ingegnavano in vari modi di riprodurre le scene, e riuscivano a descriverle non senza evidenza e calore. Riconobbe che era una punizione efficacissima, quando un alunno commetteva un atto tristo o ignobile, il farlo uscir dalla scuola prima di scoprire il nuovo quadro, dicendogli: — Non sei degno di vederlo. — Il doversene andare così nel momento che gli altri si preparavano con viva curiosità a vedere e a sentire, era anche per i più indifferenti un vero dolore, e quasi sempre, finita la lezione, il punito veniva a chiedergli umilmente di vedere il quadro per poter fare il componimento su quel tema come tutti gli altri.

Uno dei più appassionati per queste lezioni era il figliuolo del delegato, il quale, ignorando tutto, non aveva mutato punto con lui il suo contegno rispettoso e affettuoso, dopo quello che era accaduto. E un altro bel carattere gli s’era rivelato da ultimo il figliuolo del catastaro, un bel ragazzo, che pareva avesse l’intelligenza come inceppata da un impedimento passeggiero, e che si doleva e irritava di non comprender subito certe cose e di non aver la risposta pronta e la memoria chiara; ed era altero nondimeno; tanto che aveva tenuto il broncio con lui per più di due mesi, perchè in un momento d’impazienza gli aveva detto un giorno: — Con te è tempo perso. — Conosciuta meglio la sua indole, egli s’era messo a trattarlo con uno speciale riguardo, a preparargli delle domande che includessero quasi la risposta, a procacciargli a quando a quando delle soddisfazioni d’amor proprio, e gli aveva così aperta la mente, e se l’era affezionato in maniera, che ora, sempre che potesse, il ragazzo gli s’accompagnava per la strada, ma con un aspetto singolare, quasi comico, di dignità, come da eguale ad eguale, parlando pochissimo, e non mostrando che per lampi degli occhi la sua gratitudine. Oramai, inanimito da qualche buon resultato, egli aveva preso allo studio dei caratteri un grande amore, e anche fuor della scuola, quasi non pensava più ad altro; tornava a scrivere, come altre volte, delle note sopra ciascun alunno;

Il romanzo d’un maestro. — II. 11