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La metamorfosi della “letterata„ 151

alla donna il diritto d’offendersi, e lascia libera la via della ritirata, e di concessione in concessione, giunse fino a tollerare che si scherzasse davanti a lei su quel tale accidente seguíto alla sua alunna, che l’aveva tanto addolorata nei primi giorni. Dopo due mesi di quella vita, era un’altra: il villaggio l’aveva domata e rimpastata a modo suo. Il maestro Ratti, stupito, la vide varie volte, verso sera, ritornare dalle feste dei vicini santuari in mezzo a una brigata di signore e di signori, che portavan dei fiori sui cappelli e canterellavano: una sera, appoggiata al braccio d’un ufficiale, un’altra volta, fra due studenti, rossa essa pure nel viso e ridente, con una rosa sul petto. E come nei modi fatti più sciolti, nel viso colorito dall’aria aperta, negli occhi animati dai nuovi pensieri essa aveva preso qualche cosa di più femminile, un che di molle e di caldo che prima le mancava, il giovine, preparato all’amore dalla tristezza della solitudine, cominciò a sentirsi spinto verso di lei, e non dalla simpatia soltanto, ma da una certa gelosia degli uomini che la circondavano, dal sospetto ch’essa avesse già trascorso assai più oltre di quello che era, da quella curiosità del mistero che ispiran sempre le persone in cui è seguíto un mutamento. Era stato creduto un tempo il suo amante, e questa idea lo stimolava. Non aveva occasione di parlarle, e questa difficoltà gli era un’esca di più. La maestra Pedani era assente, e anche il non aver quel confronto voleva dire. La sua passioncella si rinfocò. Egli l’adocchiava di sfuggita, la seguitava qualche volta di lontano, era impaziente che i villeggianti partissero, per avvicinarsele. Gli pareva che sarebbe stato facile, sgombrato il villaggio dei concorrenti, di ridestare in lei quel sentimento di benevolenza che l’aveva spinta mesi prima a domandargli consiglio. E quando venne l’autunno, e il villaggio rientrò nella sua quiete abituale, una sera di luna, in cui sentiva più che mai il peso della sua solitudine e il calore dei suoi ventisette anni, mise insieme una dichiarazione d’amore in endecasillabi, che le presentò il dì dopo, dicendole: — Lei un giorno ha chiesto il mio parere sopra un suo sonetto; mi dia il suo su questi sciolti. — La sera stessa, rivedendolo, la maestra gli mise un foglio nelle mani. Egli credette che fosse