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La metamorfosi della “letterata„ 149

della faccia buffa d’un di loro, che fingeva di capire e non capiva nulla; c’eran tre o quattro un po’ brilli; e via dicendo. Ma la povera ragazza rimase come fulminata. Sononchè le forze della vanità letteraria sono infinite; e in grazia a queste ella riprese animo in pochi giorni; aiutata anche dalla buona fortuna che in quella brutta congiuntura della poesia le fece trovare una vera amica. Era la moglie d’un pezzo grosso delle strade ferrate, una bella trentenne piena di brio e di spirito, che recitava qualche volta nel teatro di Camina, mirabilmente; che dipingeva, cantava, dava anima e grazia a tutte le feste, unendo all’altre rare qualità una semplicità di modi rarissima e uno squisito buon senso; una signora brillante, nella quale l’abitudine dell’allegra vita non aveva punto scemato una bontà affettuosa e pietosa, che la spingeva a capo di tutte le imprese benefiche e la faceva accorrer la prima all’annunzio d’ogni disgrazia. Indignata della scena fatta alla maestra, e mossa da una pietà gentile per lei, essa prese da quel momento a proteggerla e a dimostrarle una viva benevolenza. Il villaggio vide con stupore nascere in pochi giorni fra di loro una intrinsichezza di vecchie amiche, che sarebbe parsa ostentata dal lato della signora, se non fosse stato assurdo il pensare ch’ella potesse fare qualche cosa al mondo altro che per impulso spontaneo del cuore. Che cosa ella dicesse a quattr’occhi alla sua giovine protetta, nessuno lo potè sapere: il più probabile è che col tatto fine e con la franchezza amabile riuscisse a far comprendere alla ragazza i leggieri difetti che guastavano le buone doti della sua mente e del suo cuore, e a levarle di dosso ella stessa, senza offenderla nè farla soffrire, quella vernice d’affettazione poetica e professorale che attirava gli epigrammi ed era stata la causa di tutti i suoi dispiaceri. Il fatto è che, dopo un breve periodo in cui la maestra si mostrò pensierosa e schiva della gente, tutti osservarono in lei un gran mutamento: non più discorsi pedanteschi, non più fiori poetici, nè pateticume; cessata pure la ricercatezza che aveva nella pronunzia; scomparso fin anche dal vestire quel non so che di singolare, che tradiva il concetto ch’ella aveva di sè stessa; e all’antico sussiego, succeduta una naturalezza, un’affabilità nuova, quasi umile, ma senza bassezza, anche con le signore