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136 I martiri della ginnastica

non posso. — E la insegnante fu costretta a rimandarla al posto.


La prima che il Ratti potè interrogare con suo comodo fu la maestra Strinati di Garasco; alla quale s’era un po’ arrotondata la schiena e allargata la spiazzata fra i capelli; ma non smorzato l’occhio severo dietro gli occhiali affumicati, nè rammollita la faccia lignea, su cui pareva che il tempo, per disperazione, avesse rinunziato a lavorare. Essa salutò il giovane senza allegrezza, ma con piacere; e gli diede notizie di don Leri che seguitava a ingoiar romanzi, della maestrina di 1a che continuava a registrare i suoi pensieri e a declamar poesie, ma senza far nessunissimo progresso nè in letteratura nè in declamazione. Del rimanente, tutto era cambiato. Morto il vecchio parroco, gli era succeduto un parroco giovane e intrigante, che scriveva in un giornale clericale, corteggiava le signore e faceva alto e basso nelle scuole. Quanto all’assessore Toppo, la Strinati si maravigliò molto che il giovane non sapesse dello scandalo ch’era accaduto per cagion della nipote, che n’avevan parlato persino i giornali. Era accaduto che un nemico fierissimo del Toppo, proprietario danaroso e consigliere provinciale, che conosceva mezzo mondo a Torino, essendosi messo con le mani e coi piedi per appurar l’affare della patente, s’era potuto finalmente accertare che la ragazza non aveva mai dato gli esami. Il provveditore, informato della cosa, aveva mandato a chiamare il soprintendente, il quale, fingendosi calunniato, era andato su tutte le furie. Ma le prove dei fatti lo schiacciavano. Dopo altre ricerche, s’era venuto a scoprire che aveva tenuto mano all’imbroglio un professore prete, suo parente, e che un impiegato aveva fatto la patente falsa. Allora l’impiegato e il professore erano stati messi a sedere, la ragazza esclusa per la vita dagli esami di patente, e il signor Toppo costretto a dimettersi da soprintendente e da consigliere. — Un capitombolo completo, — disse la Strinati. — Se par possibile! A che cosa s’arriva nel nostro paese! Fino a falsificare il certificato ufficiale di povertà! — E dalla rovina del Toppo era seguìto che il sindaco velocipedista, privato del suo braccio destro, e sempre più dato ai grilli, s’era infischiato degli af-