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I MARTIRI DELLA GINNASTICA.
Dopo gli esami, il maestro si sarebbe abbandonato con voluttà a un mese di ozio assoluto; ma non potè, avendo da un pezzo un debito da pagare al Ministero dell’istruzione pubblica; che era di provvedersi la patente di maestro di ginnastica, stata imposta da sua eccellenza con recente deliberazione, pena, per chi ne fosse privo al nuovo anno scolastico, d’esser dichiarato inetto all’insegnamento. Con questo scopo egli aveva fatto domanda d’essere ammesso a un corso mensile di ginnastica che si doveva tenere in quell’estate nella sua città di ***, appunto per tutti quelli insegnanti, dell’un sesso e dell’altro, i quali eran stati sordi fino allora, come lui, alle varie sollecitazioni ministeriali. Per ciò, appena finiti gli esami, fece la sua valigia, e riscosso l’assegno straordinario che gli toccava per quel mese di soggiorno fuor della sua sede, e messo in tasca il trattatello di ginnastica che gli era servito fino a quel giorno a gabbare la Minerva, se ne partì; non malcontento, in fondo, di andar a riveder sua sorella e i suoi protettori a spese dello Stato: trentatrè soldi e un centesimo al giorno, franchi di ritenuta.
Arrivato ad *** ebbe la soddisfazione non preveduta di ritrovare vari antichi colleghi, dei quali non aveva più notizia da lungo tempo. Con gran piacere, nella confusione di maestri e di maestre in cui si trovò en-