gioso che non gli era mai morto: nulla di determinato, ma quasi un bisogno di tener l’animo sgombro di bassi pensieri, come per prepararlo a ricevere un sentimento di fede di cui non aveva ben chiaro il concetto, una tendenza a meditare a lungo di notte, con gli occhi su quella grande pianura illuminata dalla luna, evocando le immagini di sua madre, dei suoi fratelli, dei suoi benefattori, della sua buona amica Faustina, che gli infondevano la speranza d’un’altra vita. E arrivò fino a cercar la compagnia del parroco, e l’occasione d’aprirgli l’animo suo, come in una confessione da figlio a padre; ma la prima volta che il buon prete trapelò il suo sentimento, sgomentato all’idea d’un colloquio alto e commovente a cui si rifiutava la sua fibra, s’affrettò a rompergli il tempo offrendogli da bere e intavolando un discorso faceto. Il giovane si voltò allora a don Bruna, col quale aveva già concertato di cominciar lo studio del latino. Egli si sentiva bene ogni volta che vedeva quel viso aperto e che stringeva quella mano fresca di vecchio onesto. Ma vide che neppur con lui si sarebbe potuto aprire. A un primo cenno ch’egli facesse del suo stato d’animo, quegli diventava serio, e ascoltava con rispetto, ma si teneva fuor del discorso, restringendosi a battergli una mano sulla spalla e a esclamare: — Oh che bravo giovane! Oh che buoni sentimenti!.... — da prete intelligente, il quale capiva che con le frasi solite, — le sole ch’ei fosse in grado di dirgli — avrebbe piuttosto turbato che aiutato la germinazione gentile di pensieri e di affetti che indovinava nell’anima del suo giovane amico. Ma questi si contentava anche di quel poco. Una sola cosa lo frastornava, ed era una sensazione più veemente che, dopo venuta la primavera, gli faceva la maestra Pedani, ogni volta che la vedeva e le parlava. Col fiorire della nuova stagione essa aveva preso come uno splendore di salute maraviglioso, e pareva che il suo corpo si fosse fatto anche più possente e più bello, pur rimanendo inalterato il suo viso, il quale non esprimeva che un forte e tranquillo sentimento della sua giovinezza. Non era amore quello ch’essa gli destava; ma come un formicolìo di scintille nel sangue, un turbinìo d’immagini tentatrici, di cui ciascuna rappresentava una sua forma e un suo atteggiamento, e nessuna il suo viso; le quali gli attraversavan la mente come