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30 | Garasco |
mento, che, ripregato, ritornò. Il modo di condur la conversazione, da parte dell’assessore, era sempre lo stesso: esordiva con una specie di dissertazione dottorale intorno a un soggetto su cui si sentiva forte, come la “Società cooperativa fra i consumatori del vino„ o il servizio della corriera o la tassa di fuocatico, e poi lasciava la briglia sciolta al maestro sulla questione dell’insegnamento. E questi ci pigliava gusto; stupito, peraltro, che la nipote maestra non aprisse mai bocca sopra quell’argomento che pure le doveva star a cuore, e un poco imbarazzato, oltre che dal suo silenzio costante, dal vedersi sempre addosso i suoi due occhi fissi, luccicanti d’una certa civetteria goffa e bonacciona, che pareva piuttosto un contegno suggeritole, che un atteggiamento volontario. Ma alla quarta visita il signor assessore prese a toccar certi tasti che gli destarono un vago sospetto: la maggior rispettabilità di cui godono nei villaggi i maestri ammogliati, rispetto ai celibi; la buona riuscita che fanno di solito i matrimoni tra maestri e maestre, i quali mettono insieme i due stipendi, e s’aiutano a vicenda nelle cose di scuola; e cose simili. Anni addietro, per esempio, c’era stata nel villaggio una coppia esemplare, e ancora molto giovane.... — Diavolo! pensò il maestro; che io paia un partito conveniente, e che tutte queste cortesie abbiano quello scopo? — E adocchiava intanto di sfuggita la ragazza, il cui sguardo, fuggendo per la prima volta il suo, lo confermava nei suoi sospetti. Lo confermò il dì dopo anche meglio il segretario comunale, che, incontrandolo, gli domandò: — Dunque lei frequenta la famiglia del signor assessore?
Il maestro si scusò, allegando i ripetuti inviti.
— Ma lei fa ottimamente, — ribattè il segretario; — bisogna tenersi in buona coi superiori. E del resto, — soggiunse con un sorriso — la signorina non manca d’attrattive, e lo zio ha le coste larghe.
Il maestro arrossì e, per nascondere il dispetto, mostrò di credere ch’egli celiasse. — Sì, un bel partito, — disse, — un maestro con settecento lire di stipendio.
— Che! — rispose l’altro, — lei farà carriera, e poi.... penseranno che abbia dei mecenati.
Il maestro si ricordò delle domande che gli aveva fatto il soprintendente intorno alla famiglia Goli. E a