ledro da una sferzata: egli fuse in quella passione tutti i suoi desideri e ne fece affetto ed eloquenza per i suoi ragazzi. Fra questi, gli s’eran manifestati dei caratteri rivoltosi, ma anche dei buoni ed amabili, che non aveva indovinati nei primi giorni; e all’opera di domare gli uni e di perfezionar gli altri, poteva dedicarsi tutto e tranquillamente, poichè lo lasciavan libero affatto le condizioni del paese, il quale non era agitato da alcuna lotta di partiti, che gli imponesse la preoccupazione di star con l’uno o di barcamenarsi fra tutti e due. Ogni lotta era cessata dopo che il capo della parte avversa al sindaco Lorsa, un conte rurale e democratico, ridotto dagli anni e dall’abuso del Barolo vecchio in uno stato abituale d’inerzia appisolata e contenta, s’era ritirato dall’arena, contentandosi di combattere gli avversari con dieci o dodici epigrammi, sempre gli stessi, che da vari anni ripeteva a tavola, dopo il caffè, quasi sempre nello stesso ordine. Mortogli un nipote, tenente di vascello, che era il suo unico erede, egli aveva avuto un capriccio di vecchio ricco che vuol far parlare di sè: aveva fatto costrurre a Camina un teatro abbastanza grande, nel quale recitavano ogni anno dei villeggianti, e la maggioranza del paese avendo voluto che si desse al teatro il suo nome, questo era bastato ad appagare tutte le sue ambizioni di gloria. Così con l’apertura del teatro s’era chiusa la lizza delle fazioni. E non giovava poco a tenere in freno i pochi partigiani del Conte, che avrebber voluto rizzar la cresta, il fatto che il sindaco Lorsa fosse stato in gioventù un pugilatore famoso, e godesse ancor riputazione d’uomo fortissimo, capace di piegar uno scudo con le dita; poichè nei villaggi, dove ha minor agio di spiegarsi la superiorità intellettuale, c’è maggior considerazione che nelle città per la potenza dei pugni. A tante e così lontane cagioni doveva il maestro la sua pace! E si dava anche il caso che la sola autorità con cui gli sarebbe spiaciuto d’aver che fare, il delegato dal pelo rosso, non si facesse mai veder nelle classi per cagione della sua balbuzie, che provocava l’ilarità degli alunni. La sola cosa che lo seccava era che l’inserviente comunale, che avrebbe dovuto scopar la scuola tutti i giorni, faceva invece il comodaccio suo; e il sindaco, che lo caricava d’altre faccende estranee al suo ufficio, chiudeva gli occhi.