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Il sindaco in scena 113


San Rocco, la Marra, le strade, le bimbe: il piccolo prete conosceva tutto e tutti, e disse una barzelletta su ogni cosa, con un raddoppiamento di gaiezza, come elettrizzato dalla presenza di quella bella ragazza. E non solo nei suoi occhi sorridenti e limpidissimi non appariva neppure il barlume d’un pensiero sensuale, ma sarebbe parso strano a chiunque, guardandolo, il pensare che egli potesse aver avuto pel passato dei turbamenti di quella natura. Si capiva che la vista di quella ragazza lo eccitava come fa uno spettacolo festoso a un fanciullo, che per lui non era una donna, era la gioventù, la salute, la primavera incarnata che passava; non altro.

— Buona sera a tutti! — disse bruscamente la maestra, e riprese il cammino a lunghi passi, seguita dalla sua schiera.

I due maestri, congedatisi dal prete, si mossero verso il villaggio, a una cinquantina di passi dalla Pedani, seguitandola con lo sguardo. Quando essa disparve dietro al muro d’un giardino, il Reale si fermò, e voltatosi verso il collega pensieroso, gli appuntò l’indice al petto e gli disse ridendo: — Lei è preso! — Che sciocchezze! — rispose il Ratti con dispetto. — Del resto, — mormorò quegli, riprendendo il cammino a passi vacillanti, — non c’è che dire.... È un gran bel pezzo di grazia di Dio.


IL SINDACO IN SCENA.


Quell’incontro, in fatti, lasciò nel giovane maestro come una inquietudine fisica, un’effervescenza d’immagini sensuali d’adolescente, mista a un certo senso di avvilimento, che gli veniva dal confronto della sua modesta persona con quella poderosa e ardita della signorina; dietro alla quale gli si cominciò come a rimpiattare a poco a poco l’immagine di Faustina Galli, che fino allora gli era sempre stata dinanzi, vicinissima e intera. Ma la sua passione per la scuola era così viva in quel periodo di tempo, che invece d’esser turbata, prese nuova forza da quell’eccitamento dei sensi, come un pu-