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112 | Camina |
rità fanciullesca d’un suo scolaro di quindici anni avanti, il quale, nell’occasione solenne d’una visita del ministro dell’istruzione pubblica, ch’era venuto a villeggiare un mese a Camina, aveva letto forte nel libro di lettura: il vento che tira da S.E.: il vento che tira da Sua Eccellenza.
Mentre tutti e cinque ridevano, suonò a cinque passi da loro una voce vibrata di donna, che disse: — Buona sera, reverendo!
Era la maestra Pedani che tornava da un’escursione con sei dello sue scolare. Tutti si voltarono, salutando. Così alta e forte, con una gran penna nera sul cappello, col viso invermigliato dall’aria dei monti, stretta in un cappotto grigio che pareva un giaco di fil di ferro, sollevato dal petto largo che ansava, era superba. Il Ratti ne fu colpito più forte che la prima volta che l’aveva vista; ma quella sensazione non gl’impedì d’osservare che il nipote del prete s’era fatto rosso nel viso, negli occhi e nel collo, d’un rosso così unito ed acceso, che quasi non era più riconoscibile, e teneva gli occhi larghi e fissi per terra, come annichilito dalla propria vergogna. Il maestro Reale, che aveva la coscienza sporca, s’era tirato in disparte.
La maestra si fermò davanti a don Bruna e gli spiegò come ogni giovedì conducesse a fare un’escursione igienica alcune delle sue scolare, e di preferenza quelle dei signori, perchè d’inverno non facevano abbastanza moto. Essa aveva le sue idee. Bisognava mutare affatto l’educazione fisica delle donne, le quali non si educavano che alla tenerezza, mentre nella vita erano destinate a soffrire più forti dolori fisici e a compier più duri sacrifici che gli uomini. Fin che ci fossero state delle donne molli, ci sarebbero stati degli uomini fiacchi. Essa voleva che le sue alunne diventassero più vigorose che i maschi della loro età. Faceva far loro delle passeggiate progressive, allungandole d’un mezzo miglio per volta. La settimana passata avevano fatto una gita a San Rocco, quel giorno erano andate fino alla Marra. E in questa parola fece sentire una mezza dozzina d’erre. Parlava senza la minima suggezione di quei dieci occhi che fissavan lei sola, squadrando anzi le persone come per misurar la loro altezza, e tenendo un piede avanti e una mano sul bastoncino, come sopra il pomo d’una spada.