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In casa di don Bruna 111


E avrebbe detto dell’altro; ma don Bruna la interruppe, fingendo di cacciarle in bocca il cavatappi, ciò che la fece scoppiare dal ridere; e tornò a parlare giovialmente della sua casa e della vita che menava.

— E così, come lei vede, signor maestro, la nostra vita è tutta qui, sotto questi tre tetti. E io ci vivo da vent’anni. Quante migliaia di polente abbiamo già visto fumare in questa stanza, Giovanna? L’estate è un paradiso: belle vedute a ogni passo, fontane di buon’acqua, buone strade, come avrà visto, e un’ombra! D’inverno si passa la sera nella stalla. Io faccio qualche lettura. Si gioca a carte. Certo, tutte le giornate si somigliano. Ma c’è la pace, non è vero? E poi... buona gente. Si conoscono i grandi dai piccoli. Bisognerebbe che lei vedesse i nostri scolari. Ma già i suoi saranno lo stesso, come di ragione. Buona volontà, buon contegno, religione. E intelligenti! Ce n’è che fanno delle collezioni di pietre rare e d’insetti, che son cose da vedersi, le assicuro. Le fatiche son compensate, oh! bisogna dirlo. E quando la scuola va bene, va tutto bene; perchè noi viviamo per quello, non è vero? E il tempo passa allegramente. Vent’anni! Venti mesi! Quando c’è la salute, ben inteso. Basta, ringraziamo quello di lassù. Un altro dito, da bravi! — E accorgendosi che capovolgeva sul bicchiere una mezza bottiglia ancora tappata, gli scappò una risata da giovanetto, a cui la serva fece un’eco rumorosa, piegandosi in due.

Il Ratti guardava intanto con ammirazione quel povero vecchio prete, che pareva felice di così poco, e cercava fra sè, non senza un sentimento d’invidia, da quale sorgente morale potesse scaturire quella felicità, di che sentimenti e pensieri abituali comporsi, da qual particolare e fortunata condizione dell’organismo fisico provenire; perchè non gli pareva possibile che venisse tutta dal sentimento della fede religiosa, non separabile da dubbi, da timori, da lotte.

Sempre scherzando, il prete accompagnò i due maestri fino alla porta del cortile, e accennando loro tre vacche che entravano in quel momento, disse, con un nuovo scroscio di risa. — Ecco i caloriferi del corpo insegnante! — e si diffuse in elogi del latte. Poi, facendo ancora crocchio sulla strada, raccontò con ila-