Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
Il sindaco Lorsa | 95 |
distanza debita, torturandosi i baffi e le unghie, e che passando davanti alla scuola sgranava gli occhi al sentir la sua voce, era il brigadiere dei carabinieri, un bell’uomo pingue, impiccato in una tunica stretta che lo faceva trafelare. A veder come la guardava, si sarebbe detto: — Ora l’arresta. — E il bel mondo di Camina se ne spassava, col dovuto rispetto, però.
IL SINDACO LORSA.
Tutte queste cose, che il maestro sentì dire a spizzico e ascoltò con viva curiosità nei primi giorni, non gl’impedirono di darsi pensiero della lentezza inesplicabile con cui s’andava facendo l’elenco degli obbligati, se pur ci si pensava; il che gli pareva un cattivo indizio. Egli era venuto con dei buoni propositi: che fosse cascato davvero, come gli aveva detto il collega briaco, in un paese dove avrebbe dovuto combattere col malvolere di autorità noncuranti od anche avverse alla scuola? Per uscire da quest’incertezza penosa decise d’andar dal sindaco a sollecitarlo in via indiretta, offrendosi di compilar l’elenco egli stesso.
Il sindaco parve seccato da quell’offerta. Ricevette il maestro in piedi, rivoltando fra le grosse mani una pipa di legno vuota, accanto al tavolo grande delle sedute, sul quale c’era una torre di Bollettini della Prefettura. Lo ringraziò; ma non c’era bisogno del suo aiuto. — Sarà fatto senza di lei... — disse — e in tempo debito... prima della fine del mese.
Il maestro osservò, con riguardo, che avrebbe desiderato d’aver l’elenco all’aprirsi della scuola, per cominciar regolarmente.
— Si comincierà regolarmente lo stesso, — rispose il sindaco. — Non cascherà il mondo se manca l’elenco. Ora abbiamo un monte di cose....
— Dicevo, — ripetè il maestro, — per poter agire fin da principio sui parenti dei mancanti.... perchè, se si fa subito, come lei sa, fa più effetto.
Il sindaco stette un momento muto.