branda da venticinque lire e uno specchietto largo un palmo, e nel vestire, che le andava sempre a pennello, ma era più che modesto. L’unica raffinatezza della sua acconciatura (un’abitudine della fanciullezza) eran due riccioli che le cascavan sulla fronte, ma che non sempre si ricordava di farsi, e qualche volta, nella furia, se li faceva col manico della paletta. Non era selvatica, però: andava dalle signore del paese, le quali, passata la gelosia delle sue prime conquiste, e notata in lei la mancanza d’ogni civetteria femminile, la cercavano per la sua indole originale, che riusciva nuova ogni giorno; ma in società parlava poco, e ascoltava anche meno, come se pensasse sempre a qualche cosa di estraneo. E questa era la spiegazione che si davan molti della sua invulnerabilità: doveva avere qualche amante lontano, col quale il matrimonio fosse fissato e immancabile, ed essere una di quelle anime forti e saggie che accumulano il sentimento per una data occasione, e che poi esplodono tutt’a un tratto con una forza formidabile. Credevano altri invece che fosse chiusa per natura all’amore: anzi, non riuscivano a immaginare l’amore in lei che come un’infermità che avrebbe turbato l’armonia del suo bell’organismo solido e sano. Ma essendo venuta dalla Lombardia, non si sapeva di lei nulla di certo, eccetto che le era morto il padre, medico militare, bresciano; oltrechè si sospettava ch’ella si preparasse in segreto al concorso per un posto di maestra a Torino. Ma non è a dire che le passioni, perchè tenute in rispetto, si fossero spente; chè molte duravano vivissime anche in coloro, come l’esattore ed il medico, che si vendicavano del fiasco fatto con lei contraffacendo il suo passo troppo lungo e la sua voce di maschio. Quando essa passava davanti al caffè e alla spezieria, dopo le scappellate, le si avvolgevano come serpenti intorno alla vita dei lunghissimi sguardi voraci, e le si facevano alle spalle dei commenti mentali indicibili. Ma lettere, ma dichiarazioni in viso, non più. Al maestro Reale, per aver una volta, essendo brillo, giunte le mani davanti a lei in mezzo alla strada, era toccata una tal polpetta dal sindaco, ch’egli non aveva mai più ardito di scherzare. L’unico apertamente fremebondo, che s’arrischiava ancora a pedinarla a