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La maestra Pedani | 91 |
— Barbèra e Grignolino (i suoi due vini), riuniti insieme — insieme — sempre insieme; — fin che egli li invitava a salir a bere. Accomiatandosi da lui il giovane seppe che la signorina incontrata per la scala non era la nuova maestra, ma quella che stava nel paese da tre anni, e di cui gli aveva parlato il collega Reale, baciandosi le dita: Maria Pedani.
LA MAESTRA PEDANI.
Egli le fu presentato il giorno stesso nell’uffizio comunale, dov’era andato a chiedere l’elenco degli obbligati della classe; elenco che, con sua maraviglia, non era anche fatto. E lì trovò pure il delegato scolastico, la prima grinta veramente spiacevole che avesse ancor visto nel villaggio: un piccolo uomo di pelo rosso brizzolato, con una papalina verde in capo e un viso giallo e acre, che parea che masticasse dell’arsenico; balbuziente per giunta, e armato di certi occhiali luccicanti, dietro ai quali non c’era modo di trovare le sue pupille. Ma tutta la sua attenzione fu attirata dalla maestra: un corpo stupendo davvero, al quale non rispondeva il viso, ch’era troppo lungo, e il naso un po’ schiacciato da una parte, e l’espressione fredda, per non dir dura; ma si poteva dire che era tanto bello il corpo, che il viso non riusciva a togliergli nulla. Non poteva avere più di ventitrè o ventiquattro anni. Al maestro ricordò una figura di guerriera con elmo e corazza che aveva visto da ragazzo davanti a un baraccone di statue di cera. Essa diceva non so che al sindaco dell’avviso d’iscrizione per le sue alunne, e nella sua voce ferma scoppiavano di tanto in tanto delle note rauche di giovinetto sulla pubertà. Poi se n’andò, salutando il Ratti senza sorridere. Uscendo subito dopo, questi la vide attraversare la piazza, e osservò che aveva il passo troppo lungo; ma portava il busto e il capo come un’imperatrice. Mentre passava davanti alla farmacia, il maestro notò che tre o quattro signori si levarono il cappello, e la seguitarono un pezzo con gli occhi. A