in esecuzione il progetto ch’egli s’era sfiatato per anni a sostenere, un’idea nuova e veramente utile, d’una grande esposizione calligrafica nel villaggio, alla quale sarebbero concorse tutte le scuole del circondario, e che avrebbe dato dei resultati incalcolabili, se avessero stabilito dei premi seri!.... Qui ruttò, e poi diede addosso al carattere degli abitanti: delle tigne, che non avrebbero regalato un litro di vino al maestro, neanche se gli avesse addottorato i figliuoli in belle lettere, e l’avrebbero visto morir di fame senza dargli un Cristo a baciare. L’unico che stesse bene nel paese era don Bruna, uno dei due maestri dell’istituto Bocci, una scuola elementare privata, ch’era stata fondata col lascito d’una signora, la quale anche aveva fissato una somma per mantenere a Torino gli alunni più distinti, che volessero continuare gli studi. Don Bruna aveva mille lire di stipendio, la messa, l’alloggio, un po’ d’orto: insomma, mangiava carne tutti i giorni e poteva bere un bicchier di vin buono a ogni pasto. Ma per gli altri.... non era una vita da uomini. — Ma già — urlò a un tratto, balzando in piedi, e agitando il pugno al di sopra del capo, — la colpa è di quel porco del deputato ***, che ogni volta che si propone una legge per noi, ci sbraita contro e mette su gli altri deputati. Non ha avuto la faccia di chiamarci in piena Camera un branco di somari, quella carogna, e nessuno gli ha fatto la pelle, dei quaranta mila gaglioffi che siamo? Tutti per paura di perdere il posto alla greppia, vigliacconi tutti, venduti a chi comanda come animali da carro! — E detto questo, risedette, pacificato tutt’a un tratto, per dire che nella sua scuola e dopo aver studiato a fondo tutte le metodiche, egli seguiva il metodo Lancasteriano, e che otteneva degli ottimi resultati. Infine, preso da un sonno improvviso, dopo aver risposto a monosillabi, con le labbra spenzoloni, a varie domande del collega intorno al clima del paese e ai prezzi dei commestibili, si accomiatò con una stretta di mano, e si mosse a passi ineguali. Arrivato all’uscio, si voltò indietro e disse in aria di diffidenza: — Tutto questo resta fra noi, ben inteso, — e a un atto di rassicurazione del giovane, uscì. Era appena uscito, che rientrò sorridendo con gli occhi lustri e con la bocca aperta, e riavvicinatosi al collega, gli disse a bassa voce: —