Pagina:De Amicis - Il romanzo d'un maestro, Treves, 1900.djvu/343


CAMINA.


IL PRIMO INCONTRO.


Il maestro Ratti partì per Camina rallegrato da quella nuova fiducia in sè, che quasi sempre ci accompagna quando ci andiamo a stabilire in mezzo a gente che non conosce le nostre debolezze e i nostri errori; fra la quale ci pare che potremo agevolmente ricominciando quasi una nuova vita, e non soltanto parere, ma diventare quali vorremmo essere. Andando in calesse su per una via di campagna, che una pioggia recente aveva lavata, e che una fila ai pioppi rigava delle sue ombre, sotto il cielo fresco e rosato d’una sera di settembre, egli si ripeteva i suoi propositi, numerandoli sulle dita: vivere solitario, anche più che per il passato; cedere fin che fosse possibile con le Autorità, per scansare ogni urto e ogni briga; e nel tempo che gli avrebbe lasciato libero la scuola, proseguire con ardore i suoi studi per concorrere a un posto a Torino. Quanto alla scuola, quei due mesi di buona vita di famiglia che aveva passati con la sorella in casa Goli, e la mestizia dolce e viva che gli dava la memoria della sua buona amica perduta, gli avevan fatto mutare idea: egli era deciso ora di ritornare coi ragazzi alla bontà indulgente e libera che aveva abbandonata, e di cercare nel sentimento religioso, che non s’era mai spento affatto in lui, la forza di spinger quella bontà fino agli estremi. Tutto questo, sotto quel cielo rosato, in quel nuovo fervore d’esordiente che si sentiva dentro, gli pareva facile, e quasi impostogli da una forza superiore