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In monastero 69

scalcato la gallina così alla lesta sotto quel tal capanno della casetta alpestre.

— Ebbene — gli domandò bruscamente la ragazza, — cos’hai fatto quest’anno? Hai preso moglie? Chi me l’ha detto?... No? Sei ancora a Altarana? T’ho visto con un corto viso a Torino! Come van gli affari? Dimmi tutto in cinque minuti.

Il signore e la signora Goli, che erano una quieta coppia borghese, vicini alla cinquantina, e un poco insonniti da una vita senza varietà e senza pensieri, si divertirono infinitamente a sentir la conversazione calda di quei due giovani, nella quale si mescolavano la scuola, lo Stato, l’amore, l’amministrazione e la chiesa; e i due conlocutori alla loro volta, animati dalla curiosità dei loro ospiti, dal fresco che spirava sulla terrazza dove desinavano, e dalla vista delle montagne e della pianura piene di ricordi della loro infanzia, infervorandosi a mano a mano, finirono, come sempre segue, a provar piacere anche nel racconto dei loro casi più tristi.

— Tutto sommato — esclamò a un certo punto la cugina — non sono scontenta della professione: se non altro si conosce il mondo, e si vive! — Essa era stata nell’Italia meridionale, fra le Alpi, in un’isola, sulla riviera ligure; poteva dire d’aver viaggiato quanto una gran signora. Non ne aveva abbastanza, però. Il suo ideale era sempre Tunisi o l’Oriente.... Ma prima voleva andare in America. Sperava di ottenere un posto nelle scuole della colonia italiana del Plata; era già in trattative e aveva incominciato a studiar lo spagnuolo col metodo Ollendorff. Quei quaranta giorni di monastero le avevano riaccesa più che mai la voglia di spiccare un volo di qualche migliaio di miglia a traverso agli oceani. Ah! quei quaranta giorni! Ella ne avrebbe serbata l’impressione per tutta la vita: erano stati per lei come una corsa a traverso a un mondo sconosciuto, un sogno di sei settimane, da cui non le pareva ancor vero di essersi svegliata; e non avrebbe dato il ricordo di quel sogno per quello d’un’ascensione alla luna. E dire che aveva titubato, quando alla fine del suo anno scolastico a Brilla, le eran venuti a proporre d’andar a fare un corso di ginnastica alle monache! Eran monache claustrali, che te-