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Nuove vicende dell’ex granatiere | 63 |
cosa dicesse, ma che per questo gli riusciva più fastidioso e più irritante; lo guardava come se l’avesse voluto affascinare, e lo affascinava infatti, costringeva lui pure a fissarlo, e si fissavano alle volte per un minuto, come due nemici mortali. La persecuzione era cominciata un giorno che, essendo venuto a scuola col viso sporco, il maestro l’aveva portato alla fontana del cortile, e méssolo col naso in su sotto la chiavetta, l’aveva lavato a quel modo. Da quel giorno il ragazzo gli aveva piantato gli occhi negli occhi come due succhielli, non abbassandoli che quando leggeva o scriveva, ma solo a momenti, poichè fra riga e riga, a riprese regolari, lo seguitava a guardare, e lo guardava così uscendo ed entrando, a ogni lezione, tutti i giorni, senza fine; tanto che quella guardatura gli era diventata un supplizio. Egli avea delle tentazioni di strangolarlo. E il più triste era questo: che il ragazzo aveva una famiglia numerosa, che pure lo doveva odiare, e tutti, padre, madre, sorelle e fratelli, grandi e piccoli, incontrandolo per la strada, lo fissavano in quella stessa maniera, con quegli stessi occhi obliqui, con quello stessissimo sguardo freddo e acuto; si voltavano, si soffermavano per fissarlo; lo guardavano così dalle finestre di casa loro e di dietro alle vetrate delle botteghe; ed egli si sentiva quegli sguardi addosso prima di vederli; n’era preavvertito da una sensazione misteriosa e sgradevole, come da una malìa di stregoni. Oh! un tormento unico al mondo, che gli metteva una furia nel sangue di sterminar tutta la stirpe, facendo andar per aria la casa con la dinamite.
— E dicono — continuava la lettera — di non battere i ragazzi! — Ma egli, invece, voleva adottare il metodo d’un maestro d’un comunello vicino, il quale teneva appoggiata al tavolo una lunghissima pertica, che arrivava da per tutto come la giustizia di Dio, e con quella, maneggiata a due mani, teneva la disciplina. Non battere i ragazzi! Ma era contro natura; ma non si poteva essere che bugiardi interessati e birboni per sostener quella massima, che era la rovina dell’infanzia e rendeva impossibile la scuola; ma la scuola era diventata un inferno dopo che n’era uscita la frusta, e gli scolari non avevan più da temere per la loro malvagia pellaccia. Per questo egli era disgraziato, non