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Uno scolaro straordinario 49

tuna e ricordati di me. — E strinse vivamente la mano grassa e inerte dell’amico.

Il quale, mentre il calesse partiva, gli disse pacatissimamente: — Ti manderò a tempo debito la partecipazione di matrimonio.


UNO SCOLARO STRAORDINARIO.


Partito il Labaccio, il nostro maestro rimase con quel disgusto accresciuto della propria condizione, che lascia nei galantuomini non fortunati l’esempio della prosperità d’un collega senza scrupoli; e da quel disgusto gli rinacque più vivo il proposito di tentar la fortuna a Torino per levarsi per sempre dalla vita del villaggio. Ma per far questo, gli bisognava studiare sul serio, e non parendogli più di poter ritrovare ad Altarana la tranquillità d’animo necessaria agli studi dopo i fatti che avevano irreparabilmente scemato la sua autorità presso gli alunni e le famiglie, prese la risoluzione di cercarsi un altro posto. E d’altra parte, che cosa lo riteneva più ad Altarana, dopo che della maestra Galli aveva perduta anche l’amicizia, con la certezza di non poterla più riguadagnare, e la sua vicinanza gli era diventata una suggezione, e la sua vista una pena? Da lontano, se non altro, l’avrebbe a poco a poco dimenticata. Un solo affetto lo legava ancora al villaggio: la famiglia Samis; e da questa, sì, gli sarebbe riuscito doloroso di separarsi.

Una mattina, poco prima d’andar a far scuola ai suoi rimandati, dopo una settimana ch’ei non era più comparso in casa Samis, si vide entrar in camera l’avvocato; il quale esclamò; — Maestro, eccole qui il regalo che io faccio alla scienza! — e nel dir questo, fece entrare un ragazzo sui quattordici anni, che se gli piantò davanti, e lo guardò arditamente, aspettando d’essere riconosciuto. Il mutamento che aveva fatto in un anno di cresciuta, e il vestito mezzo signorile non glie lo lasciaron riconoscere alla prima occhiata; ma un atto scherzoso dell’avvocato gli rischiarò la memoria: era il GeneriFonte/commento: normalizzo quel tale mo-