Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
30 | L’ultimo anno ad Altarana |
maestra di pianoforte che insegnava alla bambina. Il giovane le rispose di no, in modo da farle comprendere di sì; ma essa non comprese. Egli sperò che l’avrebbe lasciato solo col ragazzo alla lezione successiva; ma la signora assistette anche a questa, tenendo fra le mani un libro da tagliare, un romanzo italiano; al quale dava di tratto in tratto un’occhiata, e poi si rimetteva in ascolto, con le labbra aperte, come se volesse abboccar le parole, e scoteva la testa ogni tanto, per cacciar indietro una ciocca di capelli neri che le cadeva sulla piccola fronte. Il giovane la guardava di sfuggita: aveva il naso troppo corto e un petto che passava il segno; ma era una bella donna, e non mostrava ombra di civetteria. La sua presenza, però, l’importunava come farebbe a chi legge un libro, una macchia di color vivo sul margine. Il terzo giorno essa gli fece ritardar d’un quarto d’ora la lezione con un monte di chiacchiere; dicendogli come s’era annoiata ai bagni di Sestri, come il marito sarebbe venuto a prenderla ai primi di settembre per condurla a Roma, in che maniera contava di passar l’autunno nella sua villa in collina, dove andava ogni anno per le vendemmie. E tutt’a un tratto gli domandò se il figliuolo aveva fatto molto progresso nelle prime due lezioni. Poi di nuovo stette a sentir lui con grande attenzione, guardando fisso la parete e approvando col capo, e a certe inflessioni di voce del maestro, che commentava un racconto affettuoso, si voltava, con curiosità, come se avesse inteso una nota d’uno strumento musicale sconosciuto. Avendo udito la parola mirifico la ripetè piano, quasi tra sè, come domandandosi che cosa significasse. In fine, avendo il maestro detto: bene! a una risposta giusta, essa gettò le braccia al collo al ragazzo e lo baciò con grande effusione, come se avesse dato un lampo di genio.
Ma nelle lezioni successive il maestro cominciò ad essere ben altrimenti importunato. Venivan delle signore a visitare la padrona di casa, e chiacchieravano e ridevan forte nel salotto senza un riguardo al mondo, mentre egli insegnava. Un giorno sentì la voce d’un signore che discorreva piano con lei, e gli arrivò all’orecchio come il colpo d’una mano sopra una mano, che lo mise in sospetto. Il giorno seguente, quando aveva appena incominciata la lezione, entrò il servitore