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In casa Samis | 23 |
Tutti protestarono daccapo, esclamando e ridendo, e in mezzo alle varie voci si sentì una risata cordiale della signora invitata, la quale credeva che l’avvocato avesse detto per celia. Il maestro la osservava con curiosità fin dal principio del pranzo. Era una bella signora fra i trenta e i trentacinque, coi capelli neri ondulati, con viso, occhi e bocca rotondeggianti, con un seno superlativo, stretta in un bel vestito di faille nero, guernito di nastri rosa e di pizzi. Stava a sentire i due disputanti, poichè era molto miope, con gli occhi socchiusi e fissi, come se facesse uno sforzo per comprendere, e quando vedeva gli altri ridere, rideva essa pure, a credenza, con la bocca aperta in forma d’un piccolo trapezio, come quella dei bimbi lattanti, mostrando dei piccolissimi denti bianchi e due fossette nelle guance; ma si capiva che non teneva dietro al senso dei discorsi. E divorava come una montanara.
Il professore rispose all’avvocato pacatamente. — Ella non crede all’educazione della scuola, io non credo a quella della guerra. La guerra non è che un macello esecrabile che noi poetizziamo per consuetudine e per interesse. Se fossimo vinti, seguirebbe lo sfacelo; se vincessimo, prenderemmo un’ubbriacatura d’orgoglio che ci farebbe vagellar con la testa per un quarto di secolo. Io credo certo il miglioramento della nazione per mezzo della scuola popolare, quando si migliorino, insieme cogli ordinamenti scolastici, i maestri: lo credo un fatto certissimo come quello che dia miglior frutto un terreno coltivato che un terreno incolto, e tanto migliore quant’è coltivato meglio. Questo, signor mio, è incontestabile. Ora, ad aver migliori maestri sarebbe assurdo il negare che giovi sopra ogni cosa il render più agiata e più sicura la condizione loro; cosa che, facendo concorrere all’insegnamento primario elementi più numerosi e più pregievoli, darebbe modo di porre più in alto l’idoneità e di fare una scelta più eletta. Intanto, checchè se ne dica, abbiamo in Italia degli elementi ottimi, rari a trovarsi negli altri paesi. Abbiamo dei maestri, che pur non avendo una straordinaria coltura, sanno sposare nell’insegnamento l’immaginazione al buon senso e la serietà alla gaiezza, senza perder nè tempo nè autorità, con un tatto istintivo ammirabile, da artisti nati. Ce n’è che, senza mezzi,