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16 L’ultimo anno ad Altarana

che i sussidi mandati dal Governo per i maestri elementari, invece d’esser rimessi a cui spettavano, fossero inscritti nel bilancio come entrata, senza che ai maestri ne fosse fatta parola? Quanto ai municipi che stanziavano sul bilancio una somma per lo stipendio, e poi, con una convenzione segreta, obbligavano i maestri a contentarsi d’un terzo di meno, non si contavano. Se ne infischiavano del minimum! Un sindaco di mala fede trovava sempre un maestro che, essendo più affamato di quello ch’egli fosse briccone, s’adattava ad accettar mezza lira per venti soldi.

S’accrebbe ancora l’affezione del maestro Ratti per l’avvocato e per la sua signora a cagione della simpatia che presero l’uno e l’altra per la maestra Galli, quantunque, adducendo a scusa l’infermità di suo padre, essa non avesse accettato l’invito di tornar a casa loro, dopo la festa dei premi. La signora aveva indovinato l’anima retta e altera; suo marito aveva notato la bocca bellissima. — E dire — esclamò una sera con gli amici — che il signor sindaco avrebbe voluto premere su quel bottone di rosa la sua boccaccia d’imbuto sudicio! Ma ci vuol la petulanza d’un vecchio cuoco per farsi lecite delle ghiottonerie compagne! — E infilato l’argomento, divertì tutti con una delle sue tirate. —

In Italia, vedete, la condizione delle maestre nubili nei piccoli comuni è insopportabile principalmente per la vanità sessuale degli uomini. Io non credo che questa vanità raggiunga in alcun altro paese il segno a cui arriva fra di noi. L’ultimo e il più brutto funzionario o benestante rurale, dai venticinque anni ai settanta, che si cambi la camicia due volte il mese e si lavi un po’ la faccia tutti i giorni, si crede in diritto d’esser amato dalla maestra del comune, come se essa fosse stipendiata dal municipio per sollazzo dei cuori liberi dei contribuenti. È singolare. Pare che facciano tutti questo ragionamento: — È giovane è sola, è una maestra, e non s’innamora di me! Ma è un’impudenza senza esempio! — E se n’offendono davvero. — Povere maestre! Egli non poteva pensare senza pietà a quell’esercito di ragazze che si rispandeva ogni anno dalle scuole normali nei villaggi. In quell’anno appunto resultava dai conti fatti che ce n’erano ventiquattro mila senza posto! Bene a ragione