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In casa Samis 15

giunta. E così, fantasticando, pensava che se ogni maestro giovane, dotato d’ingegno e di cuore, avesse trovato nel suo villaggio una signora come quella, migliaia della sua classe non sarebbero caduti nell’infingardaggine, nei tarocchi e nel vino. Essa gli domandava, scherzando, quando le compariva dinanzi la sera: — Ebbene, signor Ratti, che cos’ha letto oggi, sentiamo? — e bastava l’aspettazione di quella domanda a fargli cercar libri durante il giorno e leggere e cercare il miglior modo di ridir la lettura, come uno scolaro messo al punto. Una volta, avendo detto per celia a un amico dell’avvocato: — Ci dovrebbe essere una signora così alla Scuola normale, — questi rise e approvò l’idea; e il maestro fu felice quando s’accorse ch’essa aveva risaputo le sue parole.

Anche lo divertiva ogni giorno di più l’avvocato coi suoi sfoghi di pessimismo brillante, come lo chiamavano i suoi amici, e con la vena inesauribile con cui seguitava a dar addosso ai nemici suoi e del maestro ogni volta che il discorso cadeva sulla scuola. La questione scolastica era diventata il suo pasto d’ogni sera. Egli aveva goduto immensamente dello smacco toccato alla Giunta, e non rifiniva di farsi raccontare la gran scena del delegato. Si stupiva, peraltro, che il sindaco non avesse protratta ancora la resistenza, perchè, diceva, o per un sentimento più forte che avessero dei loro diritti, o per l’indole più testarda della gente, i comuni subalpini erano di tutta Italia i più facili a ribellarsi alle autorità, e i più difficili a ridursi alla ragione, anche quando avevan coscienza di violare la legge. Egli stesso, in certa occasione, aveva inteso il suo sindaco urlare in pieno Consiglio che la legge l’avrebbe pestata coi propri piedi, come pestava in quel momento un vecchio giornale. E non era quello un caso raro. Di modo che quando ai maestri e alle maestre mancava il coraggio o l’opportunità di far valere i propri diritti manomessi, la legge non contava assolutamente per nulla. Non s’era visto in un comune della valle ch’era passata per un voto la proposta di ridurre gli stipendi di tutti gl’insegnanti da settecentocinquanta a cinquecento lire, senz’averli neanche avvertiti prima, per far restaurare con quel risparmio la facciata della chiesa parrocchiale? Non era accaduto in un altro comune