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Strascichi della guerra 13

suo opuscolo Le ipocrisie della legge, portato ad Altarana non si sapeva da chi, era passato di mano in mano, e rimasto per otto giorni sui tavolini del caffè, e che i suoi nemici, menando gran vampo di tre o quattro frasi in cui avevano piuttosto indovinata che capita la censura, se n’erano valsi per screditarlo affatto nel concetto di quei pochi che lo tenevano ancora in conto d’un grand’uomo. Questo pensiero l’aveva talmente esasperato durante il lungo lento tragitto della carrozza, ch’egli era disceso al villaggio con un bisogno rabbioso di vendetta. E un’occasione si presentò subito.

Il sindaco aveva premeditato di servirsi della distribuzione dei premi per fare una delle sue solite rappresaglie: il tiro era di far la distribuzione solenne a una sezione sola delle scuole, alla maschile o alla femminile, e di lasciar l’altra in un canto, per umiliare l’insegnante inviso. Dopo esser rimasto un pezzo incerto se dovesse umiliare il maestro Ratti o la maestra Galli, perchè tutti e due a un tempo non poteva, si decise infine contro la Galli, sia perchè l’odiava più del maestro, sia perchè nella sezione femminile ci aveva due nemiche, quella e la Falbrizio, mentre aveva nell’altra un nemico solo. Bandì il giorno della festa per i maschi, fissò i premi, mandò inviti, fece addobbare la sala più grande della casa comunale; e la festa ebbe luogo, inaugurata con un discorso maraviglioso del maestro Calvi intorno alla pedagogia presso gli Egizi e rallegrata dai concenti della banda incompleta del paese e da una dissertazione del sindaco sull’istruzione obbligatoria. E per le scuole femminili un bel niente, nemmeno una parola di spiegazione. L’avvocato Samis colse il destro: scelse nella sua biblioteca dei libri adatti, andò a stuzzicare i parenti malcontenti delle alunne, persuase le tre maestre, fece disporre dei sedili e rizzar delle bandiere nel giardino della sua villa, chiamò la banda dei filarmonici ad Azzorno, invitò i villeggianti, e celebrò la festa anche lui, con discorso, vino bianco e confetti. La seconda festa, com’era naturale, riuscì più gentile e più allegra della prima, il Popolo ne pubblicò un rendiconto, nel villaggio se ne parlò per una settimana, e il sindaco, già furioso contro il suo nemico per l’affare del gior-