Pagina:De Amicis - Il romanzo d'un maestro, Treves, 1900.djvu/267


In un’isola 5

un giardino pien di mistero; un frutteto miracoloso, dove i fiori e le melagrane che cadevan dagli alberi, grosse come teste, coprivan l’acqua delle peschiere. E muschio da tutte le parti, un profumo che empiva l’aria e inebbriava come un liquore. E pareva che ne risentisse ancora gli effetti, tanto ne parlava caldamente, con un gesto concitato, che attirava lo sguardo dei passanti.

Vedendo che il giovane l’ascoltava con aria distratta, s’eccitò anche di più. Magnificò la sua scolaresca. Le sue cinquanta alunne appartenevano alle prime famiglie del paese, al fiore dell’aristocrazia e della ricchezza. Certo, essa non era di quelle che fanno gran caso.... Ma la scuola era bella per l’educazione squisita delle ragazze, per la cortesia principesca dei parenti; tanto più per lei, che era stata tre anni in mezzo alle caprare di Pilona. Bisognava vedere nella stanza d’entrata, c’era pieno di mantellette di velluto, di casacchine di seta, di pelliccie delle più fini. E i vestimenti d’estate! La scolaresca pareva un’aiuola di fiori. C’era all’entrata e all’uscita un rimescolìo di signore, di cameriere, di servitori in livrea, e i giorni di pioggia, carrozze dietro carrozze. Le parenti delle alunne, patronesse dell’orfanotrofio, le regalavano dei nastri di seta, delle spille, dei pettini di tartaruga; venivano la sera a farle visita nella sua camera, dopo che le suore erano andate a letto, e la trattavano come un’amica, ma con una delicatezza di maniere, con una cordialità così nobile.... E prese a far l’elenco dei nomi e dei titoli, con dei gesti larghi e cerimoniosi.

Al maestro venne in mente la favola del topo di città che racconta le sue splendidezze al topo di campagna. Quei discorsi, in fondo, rivelavano molta ingenuità, una di quelle nature calde e facili che pigliano l’impronta del mondo in cui vivono, come certe piante, il colore del concio; nature che, senza violentarsi, si fanno umili coi poverelli, e, senza corrompersi, invaniscono tra i signori. Semplice e modesta tra le montagne, per effetto dell’esperienza recente della sventura, sua cugina usciva un po’ fatua e affettata da due anni di lieta vita in mezzo alla società signorile; non mutata, però, che a fior di pelle, e sempre buona di cuore. Ma accade che certi caratteri amabili dispiacciono a chi ha pratica d’altri più eletti, come certi buoni sapori