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4 | In un’isola |
i segni di commozione e di stanchezza ch’egli aveva sul viso, sospettando che uscisse da un convegno amoroso, fu punta un poco da quel sentimento di dispetto geloso che prende più vivamente le donne che gli uomini in simili casi, forse per la maggior prontezza e vivezza con cui la loro immaginazione si rappresenta la cosa. E tornò a domandargli, fissandolo: — Che cos’hai? di dove vieni?
Il giovane disse mezza la verità, di mala voglia. Quello strano incontro, che veniva quasi a rompere la sua commozione e il suo raccoglimento, lo sturbava, benchè la cugina gli piacesse. Questa se n’accorse, e gli domandò in tono risentito se lo seccava; ma il sorriso ch’egli fece vedendola mutar modi così a un tratto, la rabbonì. — Mi pareva, — disse, e tornò allegra. Non credette però alla storia del provveditore, ed eccitata da una punta di gelosia, sbrigliò una parlantina febbrile.
Non avendo più avuto notizie sue dopo una lettera ch’essa gli aveva scritto da Pilona a Piazzena, il giovane credeva che fosse rimasta in quella borgata di montagna fino all’anno innanzi.
— Ma che Pilona! — esclamò essa. — Io ho varcati i mari. — Era stata due anni in Sardegna, n’era tornata appena da quindici giorni, con una licenza straordinaria, per una cura che doveva fare. Oh! due anni beati. Un paradiso terrestre. Era nella città di **, in un orfanotrofio tenuto dalle suore di carità, al quale era annessa una scuola cittadina: essa insegnava alle alunne esterne: cinquanta ragazze dai sei ai quattordici anni. Stavano in un convento vastissimo, che aveva dei corridoi grandi come strade, in cui risonavano i passi e le voci come nelle gallerie d’un palazzo reale; e c’era un vecchio torrione, con una terrazza sulla cima, di dove si vedeva da un lato la pianura verde d’oliveti e i monti rocciosi e bruni, e dall’altro il mare, il suo amore. — E tu, — domandò al giovane, — come ti trovi ad Altarana? — Ma non aspettò la risposta. Quella era la natura che piaceva a lei, la natura rigogliosa e solitaria della Sardegna: piante di fichi d’India alte come case, selve d’aranci, campi coperti di cavolfiori e di carciofi enormi, dove poteva passeggiar per dell’ore senza incontrar nessuno, come in un orto immenso che le appartenesse. C’era accanto al convento