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piena di gente e di luce, gli parve che l’allegria primaverile della città fosse di buon augurio per lui. Andò a far colazione ai Tre bastoni, dov’era già stato col LericaFonte/commento: normalizzo, e, centellinando il suo vino, preparò in mente quello che aveva da dire, secondo le varie domande probabili. E, appunto, questa sola cosa gli dava pensiero: la maniera di esprimersi degnamente con quell’uomo colto, scrittore e parlatore applaudito. Egli esperimentava in sè da un po’ di tempo, per effetto di quell’abuso del bere, una crescente difficoltà di parlare italiano; ciò che è facilissimo ad accadere, anche nello spazio di poche settimane, a chi ha imparato la lingua nazionale come una lingua straniera, più nei libri che nelle conversazioni, e che per parlar corretto ha bisogno di fare uno sforzo della mente, anche quando ha la mente limpidissima. Trascurando da un pezzo, e per pigrizia e per scemato sentimento del decoro proprio, di far quello sforzo, egli s’era lasciato andare man mano a una scorrettezza volgare, dalla quale si proponeva ogni giorno di guardarsi il dì dopo, e che, a poco a poco, avrebbe potuto vincere; ma non così tutt’a un tratto, come gli sarebbe occorso quel giorno. Per cacciare la timidezza e sciogliere la parola non c’era altro che bere qualche bicchierino di più. Facendo questo, egli si sentì in breve affluir le parole e le frasi proprie a rendere ogni pensiero che gli s’affacciasse, e si propose anche di dir di più di quello che gli sarebbe stato domandato. Perchè non doveva approfittar dell’occasione di farsi conoscere a un simile uomo? Se raccontandogli i suoi casi di famiglia, i suoi primi entusiasmi per la scuola, i suoi disinganni, chiedendogli consigli sulla sua professione e sui suoi studi, e manifestandogli con franchezza giovanile i suoi propositi di istruirsi e di far carriera, gli avesse ispirato simpatia e strappata una promessa d’aiuto, che avrebbe potuto influire su tutta la sua vita? Quante fortune di giovani oscuri eran sorte da uno di questi incontri fortuiti con un uomo illustre e potente, che aveva indovinato il loro ingegno e il loro cuore, e li aveva portati in alto con affetto paterno, e con la coscienza di compier un atto di giustizia! E su questi bei pensieri bevve ancora, come per innaffiarli, perchè crescessero rigogliosi rapidamente; e così; eccitato, pieno di speranze e di pa-