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228 | Altarana |
Ma intanto il suo stato peggiorava. Una sera, vedendole gli occhi rossi, il giovane le domandò perchè avesse pianto. Rispose che, rientrando in casa al buio, s’era imbattuta con la ragazzina delle stelle di montagna, che l’aspettava per la scala: la povera bimba le aveva gettato le braccia al collo, l’aveva baciata singhiozzando, ed era fuggita: quell’incontro, diceva, le aveva fatto del bene. E poi non potè trattenere un lamento. Tutto soffriva, tutto le pareva tollerabile pur di salvare la dignità; ma quel presentarsi nelle botteghe dove le facevan brutta cera.... quello era un martirio più grande delle sue forze. — Ah! se non ci fosse mio padre! — esclamò. Il maestro le offerse ancora una volta, quasi piangendo, tutto il suo poco. Ma essa rispose, ricomponendosi: — No, non posso. Ho accettato la lotta; la debbo sostenere io sola, fin che posso farlo senza che mio padre ne soffra. — Un po’ di speranza la rianimò il giorno dopo, avendo saputo che dalla prefettura era arrivato l’ordine perentorio di riaprire la scuola. Ma la speranza l’abbandonò quando seppe che, invece di aprir la scuola, il sindaco era partito per Torino. Egli aveva ordito senza dubbio una nuova trama, era andato a sparger nuove calunnie, avrebbe fatto ritardare ancora d’un altro mese un provvedimento decisivo. Oramai le sue forze di resistenza erano all’ultimo: sarebbe bastato il suo modo di camminare a farlo capire; ma lo diceva più chiaro quella velatura dello sguardo lento e affaticato, che rivela una debolezza prodotta da insufficienza di nutrimento. Nel villaggio si cominciavano a maravigliare che potesse resistere così a lungo, le contavano i giorni come a una fortezza bloccata. Dei curiosi, passando davanti alla sua casa, guardavano alle finestre, come si suole davanti alle case dove c’è un malato moribondo. La serva del medico, ch’era una delle sue persecutrici più feroci, incontrandola la mattina, alzava il coperchio della cesta, come per cercarvi qualche cosa, per farle veder ch’era piena. Nei crocchi, quando essa passava, dicevano: — Ma che cosa mangia per reggersi in piedi? — I pietosi voltavano il viso dall’altra parte; i nemici s’andavano a appostare ai canti per vederla passare, e osservavano la sua andatura. Pareva che in quasi tutti fosse cresciuta l’insolenza, non tanto per crudeltà,