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coscienza d’aver forza di lottare fino all’ultimo, tornò a casa sua.

E le toccò a lottar subito col bisogno. Come tutti i maestri dei comuni piccoli, che ricevono uno stipendio scarso e posticipato, nei primi due mesi di quell’anno essa era vissuta in buona parte di credito; poichè non voleva intaccar mai un piccolissimo peculio che teneva in serbo per un bisogno straordinario di suo padre o per far le spese di viaggio quando avesse avuta una destinazione lontana. Si trovò dunque fin dai primi giorni nella necessità di fare una coda ai suoi debiti. I piccoli bottegai, dai quali si serviva, gente accorta, e non inesperta di quelle faccende, fiutavan bene che la contesa sarebbe finita con la meglio per lei, che quindi lo stipendio le sarebbe stato pagato, ed essa avrebbe aggiustato i conti; e per questo seguitarono a farle credito; ma, come sogliono in casi simili, rincarando i prezzi. Così, in poco tempo, avuto riguardo ai suoi mezzi, il debito salì di molto. Intanto tutto il paese s’occupava dei fatti suoi. C’era qualcuno, è vero, come la moglie del liquorista assessore, la moglie del delegato, il soprintendente, e anche il farmacista, benchè fratello dell’impiegata postale, che si mostravano impietositi del suo stato, che le si sarebbero avvicinati, di buon cuore, per darle almeno un conforto di parole; ma, prevedendo vicino il giorno in cui il dimostrarle amicizia senza darle aiuto li avrebbe esposti a far cattiva figura, se ne tenevan lontani. Gli altri, la madre del pretore, offesa nella sua tenerezza materna, com’essa la intendeva, l’ispettrice che detestava in lei la propria effigie ritoccata, la moglie del maestro Calvi e l’impiegata della posta gelose, e la moglie dell’esattore, parente dell’autorità disdegnata, gongolavano. Quanto al parroco, sempre solitario, si contentava di rallegrarsi in segreto al vedere un nuovissimo esempio del disordine e degli scandali a cui dava luogo la scuola sottratta al clero; la quale, a suo giudizio, era la peste del mondo. La sola maestra Falbrizio, che nel caso della Galli vedeva rispecchiato, a disdoro del sindaco e a suo certo danno futuro, il caso proprio, volle dar prova di coraggio e andò a offrire i suoi servizi alla collega. E parve che li offrisse di cuore. Ma il suo cuore usava un linguaggio così poco adatto a far ac-