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216 | Altarana |
disse in faccia: — Lei è un buffone, — e gli voltò la schiena.
E quegli fece un passo avanti, dicendo con voce supplichevole: — Badi come parla.
Ma da quel giorno il Ratti non gli parlò più. E da quella persecuzione contro la maestra egli era ferito allora, non solo nel cuore e nella coscienza, ma anche nell’egoismo della sua passione, poichè vedeva bene che, se pure aveva per effetto di legar più affettuosamente lei, sola e addolorata, al suo unico amico, rendeva però più difficile a lui di parlarle, e quasi gli faceva un dovere di scansarla, per non aggiunger esca alla maldicenza; oltrechè, fin ch’ella durava in quelle angustie, gli sarebbe parso indelicatezza il manifestarle l’animo suo. E il peggio era che cominciava a sentire i colpi del nemico anche lui. Il sindaco mandava attorno fra i suoi aderenti una petizione da sottoscrivere, colla quale si domandava “l’allontanamento„ del maestro e della maestra per causa del “pessimo esempio„ che davano “alla gioventù„ del paese. Nessuno sapeva in modo certo che dessero altro malo esempio che quello di discorrere sul terrazzino; pochi credevano a peggio; i più accorti dicevano che la punizione del trasferimento sarebbe stata giusta soltanto per metà, in quanto, cioè, avrebbe levato dalle Case Rosse la maestra Vetti; la quale, veramente, a giudicarne dalle orme che lasciava sulla neve quel tal maestro d’Azzorno, pareva che fosse un po’ troppo ospitale. Ma così gli uni come gli altri si divertivano della cosa, e ci facevan su delle chiacchiere interminabili, che i ragazzi sentivano e ripetevano. Il maestro ne provò presto le conseguenze nella sua scolaresca, nella quale, oltre a una tendenza al disordine cagionata dalla ineguaglianza del suo umore, principiò a serpeggiare un sentimento di irriverenza per lui. Una mattina egli trovò disegnate col carbone sul muro esterno della scuola, sotto una delle finestre della sua classe, due figure abbracciate, che rappresentavano lui e la maestra Galli, coi registri fra le mani, e vide dei ragazzi che spiavan l’effetto che gli facea quel disegno. Questa scoperta svegliò la sua diffidenza, e ad ogni sorriso o parola sommessa che si scambiassero gli