scrisse queste ragioni, in forma di protesta, al municipio, ed aspettò la risposta. La risposta non venne. Andò dal delegato scolastico: aveva la gotta, e non riceveva nessuno. Stese allora il suo ricorso al Consiglio scolastico della provincia, e lo mandò raccomandato. Il ricorso s’incrociò con una lettera del provveditore che la chiamava a Torino, fissandole il giorno e l’ora dell’udienza. Angustiata più dall’incertezza che dal timore, affidò suo padre a una vicina di casa, e partì per Torino la mattina a buio, con la neve, viaggiando prima in calesse, poi in diligenza, poi in strada ferrata. Arriva a Torino, si presenta al provveditore: che cosa c’è?... che cosa vogliono?... Il sindaco l’aveva prevenuta con una lettera che annunziava il suo trasferimento alle Case Rosse per motivi di moralità: lei e il maestro, che stavano a uscio e uscio, diceva la lettera, mantenevano una relazione che dava scandalo al paese. Invece della discolpa, le venne subito alle labbra l’accusa, e stava per lasciarla andare in parole roventi; ma la rattenne. A che pro? Il sindaco avrebbe negato, l’accusa veniva troppo tardi, e il solo pensiero che potesse parere una contromina preparata con astuzia le metteva ribrezzo. Si restrinse a difendersi, con la fronte e la voce alta. Era una calunnia indegna. Lei e il maestro si parlavano. Che si poteva dire di più? Che scandalo ci poteva essere? Perchè avevan creduto alla prima denunzia? Perchè non avevano attinte informazioni da altri prima di chiamarla come una colpevole?... Il provveditore le osservò riguardosamente, guardando la lettera che il maestro andava in casa sua. — Ma c’è mio padre! — gridò essa, indignata; — il sindaco stesso è venuto! — Il provveditore la guardò, parve scosso, ed ebbe la delicatezza di non accennare un passo della lettera, nel quale il sindaco diceva di non essere andato a casa di lei se non per accertarsi che il padre si trovava in tale stato da non si poter considerare come un testimonio imbarazzante. — Ho fede in lei, — disse il provveditore, dopo un minuto di silenzio, e la congedò con buone parole, raccomandandole prudenza e pazienza. Essa ripartì subito, e ritornò a notte fatta, spossata, al villaggio, dove correvan già mille chiacchiere sul trasferimento, sul suo viaggio, sulle sue relazioni col Ratti.... Insomma, s’aspettava la decisione