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Prime scintille 205

s’affacciava la mattina presto alla finestra del terrazzino, ancora spettinata e in accappatoio, e lo salutava con un sorriso e un cenno della piccola mano. E quelle mattine egli andava alla scuola allegro, disposto all’indulgenza, inclinato a scherzare coi suoi ragazzi, come nei primi tempi. E toccò ben presto con mano che, in questa maniera, il suo metodo di riservatezza e d’austerità si cominciava a allentare, così che dovette fare uno sforzo per rimetterlo in pieno vigore. Ma, a suo malgrado, la calda simpatia che egli sentiva per la vicina, penetrava in tutti i suoi sentimenti e in tutte le sue idee, s’infiltrava nel metodo oggettivo, colorava il libro di lettura, scaldava l’aritmetica, si rifletteva sul viso degli scolari. Egli fu costretto a riconoscere che quella famosa teoria dell’io interiore e dell’io esteriore era di troppo difficile, anzi di quasi impossibile attuazione quando s’aveva l’animo rimescolato da un affetto vivo, fosse pur questo ancor lontano molto, com’egli credeva il suo, dalla passione, e piuttosto affine all’amicizia che all’amore. E i primi abusi dei suoi scolari non gli facevan l’effetto dell’altre volte: egli saltava su sdegnato, è vero, come sempre; ma subito gli si affacciava al pensiero quella finestra, quel viso, la breve conversazione che avrebbe avuto fra un’ora con quella piccola bocca, e invece del rimprovero acerbo o dell’intimazione del castigo, gli fuggiva dalle labbra la formola fiacca dei suoi primi mesi di scuola: — Passi ancora per questa volta, ma non ci ricadere mai più.

Intanto, andava acquistando sempre maggior familiarità con la maestra, la quale poteva con lui solo discorrere delle cose sue. Essa gli parlò con calore dell’affezione che le cominciavano a dimostrar certe alunne. Aveva una contadinella che le portava dei mazzetti di stelle di montagna; una piccolina, che quando le andava vicino nel banco, si stringeva a lei così affettuosamente, implorando una carezza con cert’occhi così dolci, ch’ella non poteva trattenersi dal contentarla, e quando nel farle qualche correzione a voce sul quaderno, le metteva un braccio intorno al collo, quella sfolgorava di gioia. Ella aveva notato parecchie volte l’effetto maraviglioso che facevan le carezze su certe bambine della campagna, affettuose di natura, ma figliuole di parenti duri, le quali non avevan mai avuto