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202 | Altarana |
E lo lasciò con l’eco del proprio nome nell’orecchio, un nome che aveva non so che di nuovo, e che gli parve come ingentilito. Dopo quella sera egli provò un certo imbarazzo a rivolger la parola alla sua vicina; una inquietudine dell’amor proprio che gli faceva cercare avanti e rivoltare in mente le prime parole che le doveva dire, per mettervi qualche cosa che uscisse dalla volgarità delle solite frasi d’entratura. Vide con rincrescimento cader la prima neve, che rendeva impossibile le fermate lunghe sul terrazzino. Cercò d’attaccar discorso con lei all’entrata e all’uscita della scuola; ma non c’era tempo che a scambiar due parole. Anche qualche volta trovava il posto preso dal maestro Calvi, che, giudicandola una ragazza sensata e di mente aperta alle idee didattiche ardite, cercava di persuaderla dei suoi progetti. Andava notando, frattanto, che all’indifferenza con cui ella era stata guardata al suo arrivo dai signori del villaggio, succedeva man mano una curiosità vicina alla simpatia, come se venissero scoprendo di giorno in giorno quello che aveva di grazioso e di amabile. Il che seguiva a lui pure; e per la simpatia che gl’ispirava avrebbe voluto che andasse vestita meglio, per farsi valere, e che tutti avessero potuto, senza frequentarla, conoscerne l’animo, com’egli lo conosceva. Si faceva i vestiti da sè, e avevan tutti un difetto di taglio nella vita per cui le facevan borsa tra il collo e le spalle; portava un cappottino di panno scuro che la ingrossava troppo, e si metteva male il cappellino, troppo giù sulla fronte, che le nascondeva i capelli. La bocca soltanto appariva in tutta la sua bellezza gentile. E il maestro non tardò a risapere che altri l’aveva notata; che anzi una sera n’avevan fatto tema di discorso al caffè il pretore, l’esattore ed il medico, con dei commenti indecenti.
Con maggior dispiacere riseppe che il sindaco era stato due volte in una settimana a visitar la sua classe. Ne domandò alla maestra, la quale gli rispose di sì, sorridendo, e soggiunse che le pareva che il sindaco si pigliasse molta cura delle scuole; ma egli capì dal viso di lei che eran state due visite fatte col dovuto riserbo, soltanto per fiutar l’aria, e che la maestra non doveva aver concepito nessun sospetto. Un altro giorno