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174 | Altarana |
Il maestro mostrò d’offendersi di quella diffidenza.
— Oh non voglio dire.... — s’affrettò a soggiungere il segretario. — So con chi ho da fare. Mi burla? Ma mi raccomando. E.... (soggiunse più piano) già che le ho fatto mezza confidenza, glie la voglio fare intera, per mostrarle la stima che ho di lei. È stata nominata la prima.
— Che si chiama? — domandò il maestro.
— Un bel nome: Faustina Galli! — rispose il segretario; e versato l’ultime goccio nei bicchieri, disse con espansione; senza pesar le parole: — Beviamo alla salute della signorina, e che Dio glie la mandi buona!
— Ah! Ah! — esclamò il maestro; — corre dunque dei pericoli!
Quegli capì subito lo sproposito, e alzandosi da tavola, un po’ vergognato, e indispettito per la prima volta: — Eh! che diavolo d’uomo, — esclamò — per sospettar male in ogni parola!
Ma la parola incauta che comprometteva l’autorità, era scappata, e al segretario non restò a far altro che raccomandarsi da capo al maestro perchè non rifiatasse con nessuno; dopo di che se n’andò a dormire inquieto, e pien di rimorsi.
UN ISPETTORE AMENO.
Il maestro ebbe dunque da aspettare, oltre alla decisione del destino della Falbrizio, l’arrivo della maestra Galli, e questa doppia aspettazione gli svariò un poco l’orizzonte uniforme dell’avvenire. La primavera alpina fu precoce. Verso la fine d’aprile cominciarono a sciogliersi le nevi, e le fontane e i ruscelli a cantar da tutte le parti, e poi i prati a fiorir di margherite, e gli armenti a empir la valle del tintinnìo dei loro grandi sonagli, dominato dalle note lunghe dei corni dei pastori. E col fuggir dell’inverno, in barba alla legge “sacrosanta„ principiarono a scappar gli scolari. La media dei presenti discese d’un salto dalla cinquantina ai trentacinque, sopra settantaquattro ch’erano gli