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170 | Altarana |
— Ora però — le osservò il maestro — lei potrà dormir tranquilla i suoi sonni.
— Ah! cosa dice mai, caro signore! — rispose la donna. — Dormire tranquilla! No, pur troppo, sa lei. Ora si ricomincia peggio di prima. Lei non s’immagina che cos’è capace di fare, quando s’impunta, quel benedett’uomo.
La guerra era già ricominciata, infatti. Il sindaco girava già dalla sera innanzi per le case, a istigare i parenti a non mandar più le bimbe dalla Falbrizio, e andava dicendo ai restii: — Sono sindaco, avrete bisogno di me un giorno o l’altro, e se mandate ancora le figliuole da quella merciaia.... la vedremo. — La maestra aveva già risaputo anche questo. Credeva anzi che portasse attorno una protesta da firmare contro di lei. — E questo non è tutto — concluse. — Siccome il consigliere Cavezzi, quello che doveva sposar la maestrina Vetti (e poi non l’ha più sposata, senza che si sappia il perchè) deve andare a Roma, dice che il sindaco lo ha incaricato di riferire al Ministero. Una povera donna come me portata al Ministero, mi dica un po’ se ne val la pena! Basta, il signor ispettore deciderà. Io ho fiducia nei miei superiori.... senza augurar dispiaceri a nessuno. E poi verrà la maestra nuova, che sarà un diversivo, spero in Dio.
LE CONCORRENTI.
Così anche il giovine maestro stette aspettando la visita dell’ispettore che doveva risolvere la gran lite. I primi mesi dell’anno nuovo passarono senz’avvenimenti. Grandi nevicate, grandi silenzi, serate eterne. Ed egli si rimise agli studi, perchè aveva sempre in mente gli esami di concorso a Torino, dei quali s’immaginava enormi le difficoltà. La sera, dopo aver messo in ordine il registro mensuale, l’annuale, la decuria giornaliera e l’elenco dei mancanti, egli si metteva a leggere e a postillare i libri educativi del Tommaseo e del Lambruschini, seguendo il consiglio del direttore MegàriFonte/commento: normalizzo, di trascrivere e di studiare a mente ogni periodo in cui fosse espresso bene un pensiero che a lui