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La maestra Falbrizio 169

sindaco è partito per Torino. — E, interrogato dal maestro, dopo aver dato un’occhiata intorno per assicurarsi che non c’era la Perpetua, rispose a bassa voce, mettendo una mano da un lato della bocca: — Credo che sia per l’affare della Falbrizio.... al Consiglio scolastico. — Tre giorni dopo, infatti, sul far della sera, arrivò il sindaco in calesse, col suo faccione sbarbato e lustro di cuoco, su cui brillava l’alterezza della vittoria, e il maestro lo vide venir su a passi lesti per la gran strada del villaggio, e soffermarsi a varie botteghe e dir forte: — Tutto approvato! Tutto approvato! — La maestra è spacciata, pensò; addio le trecento lire! E interrogò il dì dopo il segretario, che gli disse di non saper nulla di certo. Ma, passati tre giorni, il pover uomo si presentò a desinare con un viso così turbato, che il Ratti sospettò che ci fosse stata al municipio qualche grossa burrasca. C’era stata, infatti. Era arrivato il decreto del Consiglio scolastico che annullava il licenziamento della maestra, perchè non dato in tempo legale, rimandando ogni deliberazione alla prossima visita dell’ispettore, e a quel colpo il sindaco aveva dato in tali furie, che il segretario n’era ancora tutto sgomento. Curioso di veder la Falbrizio trionfante, il giovine corse a cercarla la mattina dopo alla botteguccia. Sapeva già tutto. Se ne stava al banco tranquilla, allattando il bambino, e nel suo solito atteggiamento di buona donna rassegnata, ma con due fiammelle negli occhi.

— Ha sentito? — disse al maestro, rimettendo il bambino nella culla. — Io pensavo bene che doveva finir così. Quei signori del Consiglio scolastico hanno capito la cosa. Eppure, lei dirà che sono una sempliciona; ma quasi mi fa pena che quel buon uomo di sindaco abbia avuto una mortificazione per causa mia. Infine, siamo invecchiati nello stesso paese, non è vero? Io mi ricordo di quand’era ragazzo, nella locanda dei Tre orsi, che lavava i piatti e lustrava le scarpe ai forestieri, ed era un giovanottino che si faceva benvolere da tutti. — E abbassò gli occhi, dicendo questo, per nascondere i lampi. — E ho conosciuto anche la sua povera moglie, che glien’ha fatte passare, pover uomo, di quelle che non si dicono. Son tutti ricordi che fanno mettere una certa affezione a una persona.