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Coraggio! 9

tava da uno zio vecchio, sindaco del comune di Azzorno, del quale parlava spesso con alterezza. Con questi due s’intratteneva il Ratti in lunghi discorsi durante le ricreazioni, mentre gli altri giocavano alle bocce o al volante, e con loro faceva ogni giorno la sua passeggiata, tanto che a molti in città era diventata come familiare all’occhio la figura di quel giovanotto smilzo e pallido, dagli occhi intelligenti e dal mento lungo, sempre imprigionato fra quel colosso violento, che ogni poco alzava la voce e serrava il pugno sotto il naso, e quel posapiano rotondo e sorridente, attento di continuo a non insudiciarsi le scarpe e a fumare con parsimoniosa lentezza il suo mezzo sigaro Cavour.


Del rimanente, la città essendo piccola, altri dei suoi condiscepoli eran conosciuti di persona e di fama: il prete spretato, un poeta che scriveva sonetti a pagamento per fattorini di caffè e per feste di campagna, un ex operaio tipografo, che sovrastava a tutti per ingegno e per studio, e di cui si pronosticavan gran cose, e due o tre, che facevan delle scappate la notte, uno dei quali fu preso una volta dai carabinieri mentre tentava di scavalcare il muro del cortile, e chiamato in giudizio davanti al Consiglio direttivo. Ma il Ratti non aveva dimestichezza con nessuno fuorchè coi due vicini, e ignorava anche la più parte dei fattarelli della cronaca interna. E così passò i tre anni della Scuola, tutto immerso nello studio, stentando un poco nella parte scientifica, raccogliendo tutti i suoi sforzi sulle lettere e sulla metodologia, e accendendosi sempre più nel suo amore ideale dell’infanzia e nell’estimazione dell’ufficio a cui era destinato; ma senza abbandonarsi a troppo seducenti illusioni sul suo avvenire; chè non gli era concesso dal rude esperimento che aveva fatto della vita dopo la morte del padre. E d’anno in anno si sentì legato al direttore da maggior simpatia non ispirata soltanto dalle doti della mente e del carattere che tutti riconoscevano in lui, ma da un’altra cagione, ch’egli credeva riguardasse sè solo. Fin dal primo giorno della sua entrata alla Scuola, gli era parso che lo sguardo del direttore si arrestasse sopra di lui più sovente che