stesso suo pianerottolo, la maestra Pezza, che viveva con una vecchia sorella. La casa, composta di due ali congiunte ad angolo retto, formava un cortiluccio aperto verso il mezzo della valle, e da quella parte correva lungo i due lati un terrazzino, sul quale davano di qua l’uscio a vetri del quartierino della maestra, di là quello della camera del Ratti: un cancello di legno separava l’un braccio del terrazzino dall’altro. Il segretario, scapolo, aveva al pian terreno una camera e una cucina, dove una vecchia donna veniva due volte al giorno a fargli un po’ di mangiare. Con costei si accordò il maestro, consentendo il padrone, perchè facesse nella stessa cucina un po’ di desinare a lui pure; che però avrebbe mangiato in camera sua. Questa comunanza della cuoca gli diede occasione di entrar presto in familiarità con quel piccolo personaggio dal mento aguzzo e dai baffi di topo, del quale aveva notato la timidità nella sala del Consiglio comunale. Era un uomo sui quarantanni, ma che per la piccolezza misera della persona mostrava d’esser più giovane; una figura d’impiegatuccio trito, di cui il viso, il modo di moversi, di stare, di parlare, pareva che esprimessero un sentimento di timore indeterminato, misto d’un rispetto ossequioso e inquieto, per qualche grande personaggio presente, che egli solo vedesse. La rigorosa pulitezza dei suoi panni spelati, la cura che metteva a non sciuparli, gestendo e sedendo, facevano indovinare una vita tutta di economie, di riguardi, di scansi; e lo stesso modo teneva nelle parole, ch’egli pesava ad una ad una dentro di sè, prima e dopo d’averle dette, come parole d’una testimonianza giudiziaria. E aveva l’abitudine di parlar sempre a bassa voce, anche in casa sua, e guardandosi intorno come se temesse che dietro a ogni mobile fosse rimpiattata una spia. A questo povero diavolo, nel quale sembravano incarnate tutte le angustie, le difficoltà e i pericoli della sua carica, il maestro fu legato subito da simpatia, e quantunque la conversazione sua riuscisse di necessità un po’ slavata, perchè non c’era verso di cavargli di bocca un’indiscrezione, e neanche un giudizio, fuor che benevolo, sulle persone e sui fatti del comune, prese a trattenersi con lui la sera, nella sua camera, con piacere. E non andò molto che gli scoperse un piccolo