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152 Altarana

scolari. C’eran quattro cartelloni, due dei quali, tarlati e infunghiti, avevan la data del 1847. I muri macchiati d’umidità, i vetri listati di carta, i ragnateli tesi negli angoli, e una scopa sporca che faceva bella mostra di sè nel vano d’una finestra, compivano il quadro. La prima volta che il maestro lo vide, gli tornarono a mente quelle parole del Tommaseo: — Quando la scuola non è un tempio, è una tana. — Quella scuola non era un tempio.


Incominciò nondimeno di buona voglia. Quella novità dell’istruzione obbligatoria gli dava quasi un ardor nuovo, come se con essa dovesse principiare per gl’insegnanti un nuovo e miglior periodo d’esistenza; un periodo nel quale i parenti, meglio persuasi dell’importanza dell’istruzione, imposta così solennemente, come un sacro dovere sociale, avrebbero preso in maggior rispetto il maestro, e agevolato in qualche modo il suo ufficio, adoperandosi, se non altro, con più impegno, a infonder nei ragazzi l’amor della scuola, e a farveli andar tutti i giorni e tutto l’anno. Dal canto suo egli decise di fare tutto il possibile perchè fosse osservata la legge.


Il giorno dell’apertura gli si presentò una compagnia di ragazzi sani, tarchiatoni, d’un bel colorito di montanari, con certe forme di testoni che rivelavan forza di volontà, e degli occhi azzurri chiari, che davano a sperare delle indoli quiete. Ma i presenti eran cinquantatrè, mentre sommavano a settantaquattro gli obbligati. È vero che tutti i settantaquattro non sarebbero capiti nella scuola, e a questo non s’era pensato. Ma, rispetto alla legge, non voleva dire: ventun mancanti eran molti. Passati alcuni giorni, il maestro ne compilò l’elenco, e lo presentò al segretario, che lo trasmettesse al sindaco, e gli domandò insieme notizie intorno ai parenti, per andarli a sollecitare. Quasi tutti stavan fuor del paese. Egli stabilì di far due o tre visite al giorno, deviando qua e là dalla sua passeggiata solita. E cominciò il suo giro con zelo veramente apostolico, dopo essersi predisposte in capo certe brevi esortazioni ragionate, che gli parevano di efficacia sicura. Ma le sue illusioni duraron poco. Per quanto si