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138 L’ex granatiere

leotti, ti dico. La guerra principiò per il figliuolo del sindaco, che io aveva in classe. Una talpa. Suo padre s’era ficcato in capo che dovesse essere il primo in tutte le materie. Ma c’è prima un’altra cosa, che devi sapere. Siccome c’era un orario unico, i ragazzi si portavano a scuola qualche cosa da mangiare fra le due lezioni, e per la buona ragione ch’eran tutti più o men disperati, venivano con un pezzo di pane o di polenta, o una mela, nulla di più. Il principino, invece, il figliuolo dell’autorità, portava un canestro con la coscia di pollo, il frittello, la boccetta di vino, il confetto. Ora, capisci, questo non mi garbava nient’affatto, perchè tu sai come sono i ragazzi, golosi, ingordi più delle bestie, e a me faceva rabbia vederli mandar giù la saliva, quando avevan finito il loro tozzo, mentre quell’altro mangiapane a tradimento seguitava a ingollar ghiottonerie e ne faceva pompa.... E un giorno l’avvertii che quella faccenda non mi andava, che volevo che portasse una cosa sola, come i suoi compagni, e non che venisse in scuola a far delle scorpacciate da martedì grasso. Ebbene, di qui cominciarono i guai. Il signor sindaco ne fece un casus belli. Io non dovevo contare i bocconi al suo figliuolo, egli era padrone di rimpinzarlo a modo suo, e se mi dava noia a vederlo mangiare, non avevo che a voltar la faccia dall’altra parte. Impertinente d’un asino stronfione contadinaccio rifatto! Puoi immaginare se l’ho rimbeccato secondo le regole. Ma il peggio fu che un giorno si venne a lamentare che il ragazzo aveva sempre i punti scarsi, facendomi quasi sentire che io non capivo l’ingegno del suo cretino. Non ci voleva altro. Gli risposi che l’avrei studiato meglio, e cominciai a rifilargli degli zeri come ova di struzzo. E allora, tuoni e fulmini. Cominciò con cercare d’intimidirmi.

Qui fece un riso forzato, scotendo le spalle; ma subito gli montò la rabbia.

— Figurati che m’aizzò contro tutto il Consiglio, e volevano licenziarmi su due piedi. E sai che trama hanno ordita? Siccome non c’era altra via, avendo io il contratto per sei anni, che di licenziarmi per incapacità didattica o per essere incorso tre volte nella censura, tentarono questa, i farabutti. Venivano a provocarmi per farmi uscire dai gangheri, e potermi ap-