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136 | L’ex granatiere |
ridendo, dell’articoletto del giornale. L’amico si rannuvolò.
— Ma insomma — gli domandò il Ratti — perchè sei a Torino?
Il Lérica non rispose subito. Poi, incrociando le braccia sul petto e guardandolo in aria pensierosa: — Sai, Ratti, — gli disse — che abbiamo fatto tutti e due una grande asineria?
E a mano a mano accendendosi, raccontò come fosse venuto a Torino per una lite che aveva col municipio di Casariga, dov’era maestro da tre anni: il più sporco paese che si potesse trovare sulla superficie della terra. Non sapeva rendersi ragione di come avesse accettato quelle condizioni, uscendo dalla Scuola con trent’anni sul groppone: sei ore di lezione nel capoluogo del comune, tre volte la settimana, e gli altri giorni andar a far scuola in un altro maledetto paesucolo, lontano tre chilometri, per una strada infame, tanto l’inverno come l’estate; un inverno di Siberia, un’estate arrabbiata, e nell’altre stagioni un’umidità da far ammuffire le orecchie.
Il Ratti rise, rivedendo passare sul suo viso le vampe antiche.
Il primo anno, nondimeno, non c’era stato tutti i danni, perchè aveva avuto un ottimo sindaco, un maggior relatore di fanteria pensionato, un po’ pedante, ma galantuomo, col quale era andato d’accordo. Ma poi era venuto su un malfattore prepotente, con cui non c’era più stato modo di vivere.
— Immagina, prima di tutto, che cosa fa l’amministrazione: un branco di banditi che si burlan dei maestri, della legge e di Cristo. Volevano avere una bella casa comunale per imbrogliare il prossimo al largo. Fanno far la pianta d’un bell’edifizio, a cui dànno il nome d’edifizio scolastico, e domandano il concorso del Governo. Il Governo, che non sospetta la frode, concorre con seimila lire. I volponi fanno fabbricare la casa, cacciano le scuole in due miserabili stanzucce a pian terreno, e ingombrano tutto il resto con gli uffici, obbligandoci a far lezione sotto le loro scarpacce, e a sentirli sbraitare per dell’ore con le loro asinesche discussioni che finiscon tutte in baruffe da mercatini. Aggiungi.... Ma no, mondo ladro, è meglio che non