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per cui aveva stima e simpatia, pure lo spettacolo di quel pasto di Gargantua gl’impedì di metter la minima nota sentimentale nelle sue parole d’addio. Ma il prete, con la bocca piena, fu cordiale. Gli raccontò con la serietà solita, masticando, l’ultima baronata dei suoi alunni.
— Una trovata da birbaccioni scellerati, — disse. — Non volevan più sentire la lezione dal cortiletto con la bella scusa che dovevan sedere sulle pietre. Si figuri, che delicatezze! Scimiotti che hanno il callo alle natiche, capaci di ruzzolare sul deretano giù dalla punta del Monviso, senza neanche intaccarsi la pelle.... Ebbene, sa che cosa hanno inventato per costringermi a tenerli in casa? Hanno scavato un gorello a mano, su dal rigagnolo del mulino, lungo da quaranta a cinquanta metri; ci debbono aver lavorato tre giorni; ma le dico un lavoro che par che l’abbian fatto degli operai, con una pazienza.... un gorello, capisce, per condurmi l’acqua nel cortile. E come c’era una fossa da passare, ci hanno fatto il loro bravo condotto, con una corteccia d’albero, che Dio sa dove la sono andati a rubare. E tutto di nascosto, noti bene. Credo che abbian lavorato di notte; hanno degli occhi di gatto, quei cani. In fine, il giorno della lezione, hanno dato la stura, e il cortile fu ridotto un lago, che ci s’andava a mezza gamba. Impossibile di farceli stare.
— E lei glie l’ha lasciata passare? — domandò il maestro.
— Lasciarla passare, io? — rispose il prete, mostrando un mezzo pomodoro nella bocca aperta — Ma nemmen per idea. Prima di tutto, han dovuto confessare. Poi li ho obbligati a scavare un altro condotto per far uscir l’acqua.
— Si saranno divertiti.
— Divertiti?... Sudavano e soffiavano come bestie, i malandrini. E poi, quando non ci fu più acqua, ho detto: Non avete voluto star seduti sui sassi; starete in piedi nel pantano.
— Benone. E ci son rimasti?
— Quanto al rimanere....
— Come! — esclamò il maestro; — li ha lasciati venir via?
— Ma che cosa vuole, Dio benedetto! Quando furon