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il suo metodo d’insegnamento, ma rifare sè medesimo, così, dopo un non lungo esame di coscienza, egli prese il partito che tutti i maestri prendono in simili congiunture: continuò in tutto e per tutto col sistema di prima.
Ma seguì in quei giorni un caso che, quasi a malgrado suo, produsse un mutamento nella sua scuola.
Passeggiando una mattina fuor del paese, per un sentiero ombreggiato da gelsi, che fiancheggiava la strada provinciale, vide venir giù per la strada il medico a cavallo, che tornava dal suo giro solito, con gli occhiali verdi e l’ombrellino aperto, sotto un sole che accecava. Quando si trovaron vicini, quegli soffermò il ronzino, e, salutato il maestro, gli disse ch’era stato a visitare un suo scolaro, in una casa poco lontana, che accennò. Non ne sapeva il nome; ma al maestro venne subito in mente un ragazzo che gli mancava da quindici giorni: un tal Dobetti. — Guardi — soggiunse il medico — lei ci dovrebbe fare un passo.... perchè veda almeno una faccia di cristiano prima d’andarsene. Ci ha certi cani di parenti! — E si rimise in cammino. Il maestro gli domandò: — Che malattia? — E quegli rispose allontanandosi: — Ma! La malattia dei ragazzi maltrattati.... Ahi che cani! che cani! —
Il maestro passò dall’altra parte della strada, prese un viottolo a traverso ai campi, e arrivò a una piccola casa di contadini, dove non si vedeva indizio di vita. Entrò nell’aja: all’ombra d’un carro da fieno stavano seduti in gruppo due ragazzini e una bimba, che parevan fratelli e sorella, silenziosi. Andò diritto fino all’uscio, dov’era attaccato un sonetto a stampa in lode della Madonna; picchiò, l’uscio s’aperse, ed egli si trovò davanti il contadino e sua moglie, ritti in mezzo alla stanza, con le braccia ciondoloni: due facce chiuse e fredde.
Disse loro ch’era il maestro. E domandò: — Come va il malato?
La donna abbassò gli occhi. Il marito scrollò il capo, e rispose con voce chiara: — Se ne va.
Mi parete già rassegnati, — osservò il maestro, guardandoli.
— Cosa vuole? — disse la donna con un sospiro; — è già il terzo che nostro Signore ci riprende.