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Un tristo giorno 125

D’altra parte, non c’era altra educazione che l’esempio; fuor del quale, non si facevan che chiacchiere su chiacchiere, che passavan per il ragazzo come l’acqua per le grondaie. — L’uomo — concluse — non lo forman che la vita, le passioni, i bisogni. Ella crede di educare un uomo su quei banchi, e lavora sopra una creatura ipotetica, che la crisi della pubertà, e la prima esperienza dell’amore, dell’ambizione e della passion del danaro, — le tre grandi prove, — trasformerà tutt’a un tratto, fuori di tutte le previsioni umane. Dunque, fiato perso.

Fece qualche interrogazione: gli alunni risposero. Ma egli notò che “recitavano„ e disse al maestro: — Faccia studiare a memoria il meno possibile. Si ricordi del motto del Rutich: — la recitazione a memoria è un oltraggio alla natura e alla ragione. — Diede un’occhiata ai componimenti, e condannò l’abuso dei componimenti nelle scuole elementari: era inutile far faticare i ragazzi a esprimer delle idee che non hanno: era come esercitarli a vestire il vuoto. Biasimò anche i temi patriottici, perchè non bisognava legar nella mente dei fanciulli al concetto della patria e d’altre grandi cose l’idea d’uno sforzo intellettuale, che le rendeva loro odiose o indifferenti per abitudine. Fece leggere, e criticò l’ortofonia; i cui difetti derivavano da un incompleto sistema ortografico, ed esortò il maestro a adottar l’uso di indicare il doppio suono alla s e alla z, e di segnare l’accento tònico così sulle parole piane che sulle sdrucciole. Gli annunziò in ultimo la pubblicazione prossima di una sua circolare, nella quale avrebbe esposte tutte le sue idee. Insomma, il mondo da rifare. E, lasciando il maestro con l’anarchia nella testa, se n’andò, seguito dal suo corteo.


UN TRISTO GIORNO.


Certo, l’ispettore aveva detto più d’una verità, e altre cose, che meritavano d’esser meditate; ma siccome per attuar le idee di lui, se pure ne fosse stato persuaso, il maestro non avrebbe dovuto mutar soltanto