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gevano. Essa non pronunciò che poche parole, con la voce un po’ tremula, ma in modo da farsi sentir tutto intorno: — Non c’è di che. Oggi stesso muovo querela. — E voltandosi al delegato, gli disse: — Lei sarà il mio avvocato. —
Il delegato fece una brutta faccia, che il maestro osservò, con disgusto. E non sbagliò nell’interpretarla. Egli aveva dinanzi uno di quei tanti liberaloni dei villaggi, i quali, nonostante la miscredenza ostentata e il vantato furore anticlericale, sono vili, all’occasione, davanti all’audacia del prete, che nel crocchio degli amici deridono; vili per timore della lotta, anche quando sentono la causa giusta: vili per la fiacchezza del loro sentimento patrio e della loro fede politica; vili per un resto di paura indeterminata ereditaria inconsapevole dell’inferno, di cui tremarono da fanciulli. E la famiglia di costoro, in quello come in tutti i villaggi, si estendeva da lui, avvocato e delegato, e da altri della sua classe, fino a quei contadini che, mangiando di grasso all’osteria il giorno di venerdì, e dicendo orrori, tra un boccone e l’altro, del parroco e della sua antica nipote sfrattata e dei contadinotti che gli rassomigliavano, nascondevano in furia sotto la tavola il piatto di carne, quando vedevan passare il tricorno davanti alla finestra. Nondimeno, poichè non poteva cavarsela, il delegato accettò l’incarico e riuscì a raggiustare la faccia, borbottando: — Mi metto ai suoi ordini, con molto piacere. — Dopo di lui, parecchi si offersero come testimoni, e la maestra, ringraziati tutti, e ripreso il suo bell’incarnato di rosa fresca, se n’andò a casa.
Per il paese fu un chiasso enorme. I giorni seguenti, mossi dalla paura d’uno scandalo, si misero di mezzo il sindaco, il soprintendente ed altri, per far recedere la ragazza e indurre il parroco a fare un passo avanti. Ma questi era ancora furibondo, quella rifiutò con alterezza. D’altra parte, era già uscita in un giornale di Torino una corrispondenza anonima, che rendeva impossibile alla Fanari di tirarsi indietro. E la querela, con grande amarezza del partito dominante, ebbe corso.
Il maestro, nuovo a quelle liti, s’indignava della condotta della gente. I più, anche ammettendo che il par-