Pagina:De Amicis - Il romanzo d'un maestro, Treves, 1900.djvu/12

4 Coraggio!

dicessero bene, ed era sopra tutto terribile contro la volgarità del linguaggio e la villania delle maniere, e contro la mancanza di dignità personale, anche nelle più piccole cose, così dentro che fuor della scuola: vibrava allora delle parole che facevano arrossire o impallidire i più arditi. Diceva che per prima cosa voleva che i suoi alunni fossero gentiluomini. E da questo, e da altri segni, lasciava trasparire d’avere un concetto altissimo dell’ufficio del maestro. Oltrechè pareva persuaso della onnipotenza della pedagogia, e come certo che, se gli fosse stato possibile l’educare egli solo, a suo modo, tutta la nuova generazione, avrebbe rifatto la razza umana. Derivava forse questa sua illusione dal non aver fatto mai scuola a ragazzi, i quali egli s’immaginava assai più semplici e cedevoli di quello che sono; ma, comunque fosse, quest’illusione non aveva per effetto di alterar punto il carattere sperimentale della sua scuola, e nasceva da una bella passione per l’insegnamento, ch’egli riusciva a trasfondere in molti dei suoi alunni.


Quest’uomo che, essendo triste, rispecchiava il suo stato d’animo, e faceva con un impulso vigoroso correr dritto il suo pensiero sulla via degli studi, senza quasi lasciargli il tempo di rivoltarsi verso il passato doloroso, impresse, si può dire, il proprio stampo nel giovine Ratti. Egli se ne incominciò ad accorgere sul principio del second’anno, quando la pedagogia entrò in un campo più pratico, scendendo dallo studio delle facoltà umane e del concetto generale dell’educazione in quello della scuola e della famiglia. Allora si chiarì e si svolse lentamente in lui una viva passione per la carriera magistrale; passione che gli parve, allora soltanto, d’aver sempre avuta, inconscientemente. E questo era vero. Una gentilezza d’animo ereditata dalla madre, che apparteneva a una famiglia signorile, con la quale, per cagione del suo matrimonio, s’era rotta, e aveva vissuto sempre, con suo grande dolore, in discordia; la lettura, benchè superficiale, di molti libri scolastici o educativi che gli venivan tra mano nella tipografia del padre; quella specie di benignità paterna che fiorisce nel cuore d’ogni primogenito per i fratelli molto minori di lui, quando la famiglia è nelle