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Riapparizione d’un amico 109

una lettera, egli aveva dato una risposta maravigliosa. Aveva un prontuario epistolare, e dettava ai ragazzi tante lettere, sopra tanti argomenti diversi, che, conservando i quaderni, essi ce ne avrebbero trovata una per qualunque bisogno si fosse loro presentato nella vita. Senonchè dettava anche dei brani di prosa che andavano un po’ troppo fuori dei programmi, come uno ch’egli aveva trovato in tutti i quaderni di brutta copia della scolaresca, scritto di recente: — Ricordatevi che dopo domani è il giorno onomastico del vostro buon maestro, il quale s’affatica tanto per voi, e non riceve un adeguato compenso, e che bisogna dimostrargli in qualche modo la vostra gratitudine, ecc. — Ma di questo pover’omo, e di qualche altro simile, che gli avevan fatto cascar le braccia, era stato compensato da altri; da uno soprattutto, del piccolo comune di Rilla, un giovine maestro, un trovatello, così appassionato della sua professione, così eloquente nel discorrerne, così ingegnoso nel suo modo d’insegnare, e d’un’indole così aperta e così simpatica, ch’egli n’era rimasto innamorato, e aveva risentito, stando con lui, come una vampata del suo antico entusiasmo giovanile per la scuola. E quel povero maestro, solo al mondo, in quella borgatella sconosciuta, con cinquecento lire di stipendio, aveva una strana idea: quella d’esser figliuolo d’un gran signore o d’un principe, che un giorno avrebbe ritrovato; e lo diceva ridendo; ma ricadeva su quel discorso tante volte, e con una così visibile compiacenza, da far pensare che fosse una vera e propria fissazione; e moveva il riso a un tempo e faceva venir le lagrime agli occhi. — Ebbene — concluse — basta uno di questi a vendicar tutta la classe dei maestri del torto che le fanno cento fannulloni e cento ignoranti. — In un altro villaggio aveva trovato una maestra di ventiquattr’anni, piccola e nera come una zingarella, che s’era adottata una bimba di contadini di Val di Susa, rimasta orfana per la caduta di una valanga, e la teneva accanto a sè, anche facendo scuola, da tre anni.

E anche questa volta l’ispettore lasciò il Ratti con l’animo contento e pieno di buoni propositi. Dal calesse che stava per partire, gli diede ancora dei buoni consigli intorno al modo di condursi, se il parroco fosse venuto a guerra aperta.