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Il mistero della maestra Fanari 95

era maestra della sua ultima bimba, che l’adorava: e poi, come insegnante, poteva esser citata a modello; e la madre malata esisteva, e le chiacchiere non eran fatti. Bisognava dunque rodere il freno. Il paese non ne poteva più.

L’avvocato se la godeva in questi discorsi. E concluse: — Tocca a lei, giovanotto, a soppiantar l’amico di Torino. Ah! aver ottocento lire di stipendio e ventidue anni....


Ma al giovine non passò neppure pel capo di tentare quello che l’avvocato gli suggeriva: egli era uno di quei timidi che a mala pena hanno il coraggio di assalire le fortezze indifese, e davanti alle presidiate indietreggiano. Lo spingeva invece una simpatia d’amico verso l’altra maestra. Maria Manca, in casa della quale era stato invitato dalla madre; e v’andava qualche volta. Udendo parlare quella povera vecchia, che viveva collo stipendio della figliuola, e della piccola rendita d’un’accensa, si ricordava di sua madre; e la tristezza dolce di quella ragazza che aveva consumato nella scuola il fiore della sua gioventù, lo attirava. Togliendole col pensiero molti anni, e ritoccando i contorni immiseriti della sua persona, gli pareva che, per l’animo, essa avrebbe corrisposto a quell’ideale di maestra ch’egli cercava. Era una natura come vinta dalla sua professione. Sul suo viso si leggevano i lunghi anni di vita stentata, le ansietà di perdere il posto, i terrori delle visite ispettorali, le tracce che v’avevan lasciato le brutalità dei sindaci, le villanie dei parenti, l’ingratitudine delle alunne malvagie, e la pazienza santa con cui essa aveva sopportato tutto. Eppure nominava con un accento rispettoso, che le era diventato abitudine, le autorità del paese, e parlava delle alunne più ragguardevoli della sua classe — le nipotine dell’assessore — la bimba del soprintendente — come avrebbe parlato di figliuole di principi. E pareva che non avesse più ombra di civetteria, e nemmeno di quella vanità sessuale, istintiva e senza scopo, che perdura anche nell’età in cui si è rassegnati a non più piacere. Solo qualche volta, levando il capo da un ricamo che stava facendo per l’altar maggiore della chiesa parrocchiale, e fissando lo sguardo sul muro, mostrava negli occhi